.: Let her go - Passenger:.
Sono di ritorno da
una bellissima vacanza in Puglia… Non ho molto tempo e per ora vi lascio al volo la ricetta per fare delle ottime e salutari brioches vegan al cioccolato e fiori d'arancio e vi do appuntamento al prossimo post per un piccolo
reportage fotografico dei magnifici posti dove siamo stati!!!!
Ingredienti:
- 150 g di farina di farro
- 250 g di farina manitoba
- 100 g di farina di enkir
- 7 g di lievito secco (o 24 g di lievito fresco)
- 235 g di acqua
- 4 cucchiai di fiori d’arancio secchi
- 85 g di zucchero di canna
- 100 g di olio evo dal sapore delicato
- Scorza grattugiata di un’arancia
- Vaniglia
- 100 g di cioccolato fondente spezzettato grossolanamente
Preparare l’infuso mettendo in
infusione i fiori d’arancio nell'acqua bollente e far intiepidire, poi filtrare e aggiungere lo
zucchero. Sciogliere il lievito nell’infuso tiepido. Far riposare una decina di
minuti. Aggiungere anche 100 g di farina manitoba e lasciare riposare una mezz’oretta.
Unire l’olio, la scorza d'arancia, la vaniglia e a poco a poco le farine setacciate. Impastare
fino ad ottenere un composto omogeneo che andrĆ messo a lievitare coperto in un
luogo tiepido per un’ora e mezza circa. Stendere l’impasto fino ad ottenere un rettangolo
dello spessore di poco piĆ¹ di mezzo cm circa, distribuirvi sopra i pezzi di
cioccolato e poi arrotolare prendendo dalla parte piĆ¹ lunga. Tagliare i
saccottini, disporli sulla teglia e farli lievitare ancora 30-45 minuti. Infornare nel forno caldo a 180
° C per 25-30 minuti.
Lo sapevate che l’enkir…
...ĆØ un antico cereale selvatico? E' un cereale “vestito” appartenente
alla specie diploide addomesticata nel vicino Oriente 10-12 000 anni fa.
E’considerato il padre dei cereali e cresce spontaneo ancora oggi in alcune
zone della mezzaluna fertile (Turchia e Iran) e da noi si coltiva soprattutto
in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
E’
ritenuta una specie fondamentale per la nascita dell’agricoltura moderna, ha
un’ ampia adattabilitĆ , minime esigenze nutrizionali ed ĆØ naturalmente
resistente a patogeni e parassiti e pertanto si adatta bene ad ambienti
colturali marginali. Viene anche indicato come il vero cereale biologico.
Possiede un alto contenuto proteico, in media il 18 % ( con punte fino al 24%)
ed un elevata quantitĆ di carotenoidi che hanno importanti ruoli nelle
funzioni cellulari e che sono efficienti antiossidanti. La farina di Enkir ĆØ di colore
giallo naturale. Essendo un cereale molto gustoso esalta tutto il suo sapore
nelle preparazioni semplici.
fonte: il Web
fonte: il Web
...infatti qui al Nord continua a piovere e sembra piĆ¹ autunno che primavera... Meno male perĆ² che l'orto della nonna, nonostante a causa del tempo sia ancora spoglio, almeno ha deciso di deliziarci con dei meravigliosi asparagi.... li ho usati, insieme a qualche pomodoro secco e a un po' di menta che cresce rigogliosa nel vaso sul balcone, per condire delle superbe linguine di farro...un piatto fresco,
gustoso, buonissimo!!!
Ingredienti:
- 180 g linguine di farro
- Uno spicchio d'aglio
- 60 g di pomodori semi secchi sott’olio
- Una dozzina di asparagi
- Menta q.b.
- Olio extravergine d’oliva q.b.
- Sale q. b.
In una padella rosolare l’aglio schiacciato e i pomodori secchi tritati grossolanamente in un filo
d’olio evo. Tagliare a tocchetti gli asparagi e farli rosolare in padella, lasciando da parte le punte che andranno aggiunte dopo. Far insaporire e aggiungere un mestolo d'acqua. Portare a cottura aggiungendo a metĆ cottura le punte. Intanto mettere a cuocere la pasta in acqua salata.
Quando la pasta sarĆ cotta, farla saltare
nella padella col condimento che avrete regolato di sale e a cui avrete aggiunto qualche foglia di menta.
Lo sapevate che l’asparago…
... o asparagio (dal greco
aspharagos, che ĆØ dal persiano asparag, ossia germoglio) puĆ²
designare sia l'intera pianta che i germogli della pianta
Asparagus officinalis? Fu coltivato e utilizzato nel Mediterraneo
dagli egizi
e in Asia Minore
giĆ 2000 anni fa, cosƬ come in Spagna. Mentre i greci non sembra che coltivassero gli asparagi, i Romani
giĆ dal 200 a.C.
avevano dei manuali in cui minuziosamente se ne esponeva la coltivazione.
L'asparago fu appunto citato da Teofrasto, Catone, Plinio e Apicio; in particolare questi ultimi due ne
descrissero accuratamente non solo il metodo di coltivazione,
ma anche quello di preparazione. Agli imperatori
romani gli asparagi piacevano cosƬ tanto, che, ad esempio, sembra
che abbiano fatto delle navi
apposite per andarli a raccogliere, navi che avevano come denominazione proprio
quella di asparago ("asparagus"). Dal XV secolo
ĆØ iniziata la coltivazione in Francia, per poi, nel XVI secolo
giungere all'apice della popolaritĆ anche in Inghilterra;
solo successivamente fu introdotto in Nord America.
I nativi americani essiccavano gli asparagi per
successivi usi officinali. Ćdouard Manet
ha dedicato due quadri all'ortaggio: L'asperge (L'asparagio) e Une botte
d'asperges (Un mazzo d'asparagi). Nel libro "Gli asparagi
e l'immortalitĆ dell'anima" lo scrittore Achille
Campanile disquisisce sulle possibili correlazioni tra gli asparagi
e l'immortalitĆ dell'anima giungendo alla
conclusione che da qualunque parte si esamini la questione non c'ĆØ nulla di
comune fra gli asparagi e l'immortalitĆ dell'anima.
fonte: Wikipedia
Per concludere in dolcezza la settimana vi lascio la
ricetta per fare delle soffici e zuccherose tortine al profumo di panna!!! Una sola parola..... strepitose!!!
Ingredienti:
- 250 g di farina
- 100 g di fecola
- 3 uova
- 180 g di zucchero
- 60 g di burro
- 200 ml di panna fresca
- Vaniglia
- Una bustina di lievito per dolci
- Granella di zucchero q.b.
Preriscaldare il forno a 180°. Mettere nel mixer tutti
gli ingredienti e frullare finchĆØ il composto sarĆ omogeneo. Riempire per 2/3 dei pirottini disposti negli
stampini per muffin, disporre su ogni tortina un po' di granella di zucchero, infornare e far cuocere per circa 20-25 minuti. Fare la prova
con lo stuzzicadenti, se esce asciutto le tortine sono cotte.
Lo sapevate che la panna…
... o crema di
latte ĆØ la parte grassa del latte, ottenuta dal latte fresco per affioramento
spontaneo a riposo oppure, come si fa oggi per velocizzare ed ottimizzare il processo, per
centrifugazione? Centrifugando il latte fresco si separano le
molecole di grasso
dal resto ottenendo un prodotto contenente circa il 30% di grassi. Un secondo
metodo di preparazione, meno utilizzato, prevede la raccolta della componente
lipidica del latte vaccino dopo l'affioramento. La panna ĆØ la materia
prima per produrre il burro, si usa in cucina come ingrediente in molte ricette e in
pasticceria e si usa anche nella fabbricazione di formaggi molto grassi
come il camembert. Coagulando la panna con acido citrico
o acido acetico
alla temperatura di 75 °C si ottiene invece il mascarpone. E' anche ingrediente
fondamentale del cocktail "White Russian"
(assieme alla vodka e alla crema di caffĆØ).
Esistono diversi tipi
di panna in commercio: la panna da caffetteria
(con almeno il 10% di grasso), la panna da cucina (ca. 20% di grasso), la panna da montare o da pasticceria (ca. 30%
di grasso), la panna doppia (minimo
48% di grasso) e la panna
spray.
Essendo un prodotto derivato dalla componente grassa del latte, ĆØ ricca di
colesterolo (140 mg). L'aspetto critico della panna ĆØ il suo possibile degrado
dovuto a cattiva conservazione. L'esposizione alla luce e al
calore puĆ² innescare processi chimici e l'attacco di batteri potenzialmente
presenti nell'ambiente in cui ĆØ prodotta o conservata (salmonella). I processi
di ossidazione a cui ĆØ soggetta la panna ne compromettono definitivamente il
sapore e l'azione dei germi provoca la formazione di acidi (butirrico e
caprinico) che ne alterano il gusto e il colore, rendendola disgustosa e
nociva.
fonte: il Web
.: Child of nature - The Beatles :.
Una piacevole domenica a fare
qualche lavoretto in campagna sfruttando qualche sprazzo di sole che in questo periodo ĆØ molto raro e siamo tornati a casa con un sacchetto pieno di
foglie di tarassaco... quante volte da bambina ho
soffiato sulle soffici palle bianche del pisacan, come lo chiamiamo qui, affidando al vento qualche
desiderio.... poche volte invece ricordo di aver mangiato le sue foglie e mai ne ho assaggiato i fiori o le radici che si possono altresƬ consumare... a casa dei miei
solitamente si mangiano le foglie tenere in insalata, io quelle raccolte domenica le ho sbollentate e frullate per farne
una sorta di crema in cui far affondare del buon riso... un tocco di fresca piccantezza data dallo zenzero
e un po' di sapida croccantezza data dal gomasio e un altro ottimo piatto
in verde ĆØ pronto!
Ingredienti:
- 170 g di riso Vialone nano
- Uno spicchio d'aglio
- Mezza cipolla
- Foglie di tarassaco (io ne avevo una bella insalatiera piena)
- Un cucchiaino di zenzero tritato
- Gomasio q.b.
- Olio extravergine d'oliva q.b.
- Sale q.b.
Far rosolare l'aglio schiacciato e la cipolla tritata con un
filo d'olio evo. Aggiungere lo zenzero e, dopo qualche istante, anche il riso, farlo tostare e portare a cottura aggiungendo quando necessario dell'acqua calda. Intanto lavare con cura il tarassaco e sbolletarlo in una pentola con poca acqua. Frullarlo poi con il frullatore ad immersione e regolare di sale.
Una volta che il riso sarĆ quasi cotto
aggiungere la crema di tarassaco e terminare la cottura del riso. Completare ogni
piatto con una manciata di gomasio.
Lo sapevate che il tarassaco…
... ĆØ una pianta
erbacea perenne che cresce spontaneamente nelle zone di pianura fino ad
un'altitudine di 2000 m e si puĆ² trovare facilmente nei prati, negli incolti,
lungo i sentieri e ai bordi delle
strade? Ć comunemente conosciuto come dente di leone o soffione, e uno
dei nomi
comuni del tarassaco ĆØ anche piscialletto (nel nord Italia pisalĆ©t,
pisacĆ n o
pisaca' ) poichƩ ai bambini viene di solito raccontato che chi lo coglie
la
notte bagnerĆ il letto. Altri nomi tipici sono polenta
del diavolo, quest'ultimo proprio di alcune zone del bresciano. O
ancora, dente
di cane, stella gialla, capo di frate, girasole
dei prati, cicoria selvatica, cicoria burda, barba del Signore e
radicchiella. Ć una pianta di rilevante interesse in apicoltura,
poichĆØ fornisce alle api sia polline sia nettare. Il termine tarassaco
deriva dal greco “tarasso” che significa “io guarisco”, ma c’ĆØ anche da tener
presente il termine arabo “tarakhchakon” che genericamente indicava la cicoria.
Tale interpretazione lo fa derivare, appunto, dalle parole arabe “tarak” che
significa “fare” e “sahha” che significa “urinare”, a sottolineare le proprietĆ
diuretiche di questa pianta. Alcuni studiosi fanno risalire l'origine della
parola tarassaco a due termini greci: "taraxis", che significa "squilibrio" e "akas",
che significa "rimedio". Dal punto di vista terapeutico la pianta ĆØ
nota fin dall’antichitĆ : i vecchi empirici ne facevano largo uso rifacendosi a
tradizioni popolari molto antiche, che ne esaltavano le proprietĆ curative
nelle affezioni del fegato date le sue spiccate proprietĆ diuretiche e
depurative. In passato i contadini
usavano la radice del tarassaco, dopo averla torrefatta, come succedaneo del
caffƩ; le sue foglie vengono ancora oggi consumate in insalata. Nel Medioevo,
secondo la Teoria delle
Segnature, avendo il fiore giallo come la bile gialla, si iniziĆ² ad
usare questa pianta come rimedio del fegato. E, come spesso accade, evidenze scientifiche hanno
confermato questa teoria. Nel 1546 il naturalista Bock attribuƬ al tarassaco un
potere diuretico, mentre un farmacista tedesco del XVI secolo attribuƬ alla
pianta virtĆ¹ vulnerarie (cioĆØ capaci di curare rapidamente le ferite). Il
tarassaco ĆØ utilizzato nella Medicina Tradizionale Cinese
come depurativo in grado di purificare il Calore, eliminare le tossine e
dissipare i noduli, con tropismo epatico e gastrico. Un detto francese
afferma che il tarassaco “purifica il filtro renale e asciuga la spugna epatica”. Il
tarassaco ha varie proprietĆ farmacologiche, grazie soprattutto alle
sostanze amare che caratterizzano il suo gusto. Grazie
alla presenza di taraxacina il tarassaco facilita e migliora la digestione
aumentando la secrezione delle ghiandole dell'apparato digerente e stimolando
la produzione di saliva e succhi gastrici e pancreatici. Esercita un effetto
protettivo sul fegato, stimola la produzione di bile e facilita lo svuotamento
della cistifellea. L'aumento della produzione di bile favorisce, a sua volta, i
movimenti intestinali. Tuttavia, l'inulina contenuta negli estratti di radice
ha effetti lassativi soltanto a dosi elevate; in quantitĆ piĆ¹ moderate agisce,
invece, come probiotico, cioĆØ contribuisce al benessere della flora batterica
positiva (Lactobacillus e Bifidus). I suoi flavonoidi agiscono a livello dei
reni, aumentando la produzione di urine e facilitando l'eliminazione di liquidi
in eccesso, tossine e sostanze di rifiuto. La radice
del tarassaco possiede proprietĆ depurative,
in quanto stimola la funzionalitĆ biliare, epatica e renale, cioĆØ attiva gli
organi emuntori (fegato reni pelle) adibiti alla trasformazione delle tossine e l’eliminazione delle scorie (zuccheri, trigliceridi, colesterolo e acidi urici). Gli effetti diuretici e l'abbondanza
di potassio possono contribuire a regolare la pressione arteriosa e la quantitĆ
di fluidi corporei. La medicina popolare consiglia il tarassaco come diuretico,
per depurare il fegato, contro i reumatismi, la gotta e la formazione dei
calcoli alla cistifellea. Oggi si sa che ĆØ utile in casi di problemi digestivi
e di insufficienza epatica e biliare, disturbi del funzionamento della cistifellea,
epatite e cirrosi. Possiede anche
proprietĆ antinfiammatorie e purificanti. Recente ĆØ la scoperta che il tarassaco ĆØ in
grado di influire, non su calcoli biliari giĆ esistenti, ma bensƬ sulla
predisposizione che l'organismo ha alla formazione di calcoli.
fonte: il Web
La mia nuova passione ĆØ la catalogna... non credo di averla mai assaggiata in passato... ma, da quando ho scoperto il suo gusto amarognolo, la adoro!! in tutti i modi... ci ho anche fatto la pasta e l'ho trovata strepitosa..... perfetta abbinata ai pistacchi per un primo piatto tutto verde!!!!! E con questa ricetta auguro a tutti una felice Pasqua!!!!
Nuvole alla crema di
catalogna e pistacchi
- 170 g di nuvole
- Uno spicchio d'aglio
- Mezzo cespo di catalogna
- Un rametto di rosmarino
- 2 cucchiai di pistacchi tostati (piĆ¹ qualcuno da usare tritato come completamento del piatto)
- 2 cucchiai d'olio extravergine d'oliva
- Sale q.b.
Far rosolare l'aglio schiacciato e il rosmarino con un filo d'olio evo. Intanto lavare con cura la catalogna e metterla nella padella con gli aromi e farla cuocere per 10-15
minuti circa aggiungendo un paio di mestoli d'acqua. Far cuocere la pasta in abbondante acqua salata. Quando la catalogna sarĆ pronta frullarla con il frullatore ad immersione aggiungendo un paio di cucchiai d'olio e un paio di cucchiai di pistacchi e regolare di sale. Se il condimento dovesse risultare troppo denso aggiungere anche qualche cucchiaio di acqua di cottura della pasta. Una volta che la pasta sarĆ cotta farla saltare qualche istante nella padella con il condimento. Completare ogni piatto con qualche pistacchio tritato.
Lo sapevate che la catalogna…
.... ĆØ una varietĆ di cicoria italiana dal caratteristico sapore amarognolo, di cui si mangiano le foglie? Viene chiamata anche
"cicoria asparago" per la sua forma eretta.
Ha foglie verde scuro, frastagliate, di forma allungata e coste bianche. Ci sono comunque
almeno due tipi: uno piĆ¹ alto ed eretto, che, essendo piĆ¹ amaro, si presta
meglio alla cottura; l'altro, piĆ¹ basso, a costa larga, i cui germogli si
nascondono all'interno del cespo, sono buonissimi da mangiare crudi (spesso con
aggiunta di aglio e acciughe sotto sale) e sono noti come puntarelle,
piatto tipico della cucina romana e diffusi anche nella cucina
campana.
La catalogna era nota
fin dall’antichitĆ per le sue proprietĆ fitoterapiche. GiĆ Galeno la
indicava come dotata di proprietĆ medicamentose. Grazie al suo sapore amaro
stimola le secrezioni digestive ed ha proprietĆ lassative e diuretiche, depurative
e disintossicanti. Ha poche calorie, ĆØ ricca
di sali minerali come potassio, fosforo e calcio e di vitamina A e vitamina C. Inoltre, ha azione vasodilatatrice e stimolante della circolazione. La regione Lazio ha riconosciuto la
tipicitĆ di questo ortaggio inserendolo nell'elenco dei prodotti agroalimentari
tradizionali italiani col nome cicoria di catalogna frastagliata di Gaeta (puntarelle)
corrispondente alla varietĆ che viene consumata cruda. La regione Veneto ha
riconosciuto la Cicoria catalogna di Chioggia che invece viene generalmente
consumata dopo essere stata lessata, servita su piatti asciutti e con aggiunta
di tabasco in polvere.
fonte: il Web
.: This is what you are - Mario Biondi:.
Una crostata da gustare senza troppi sensi di colpa, ma, nel contempo, buonissima!!!!
Ingredienti:
- 300 g di farina
- 150 g di fecola di patate
- 60 g di zucchero di canna
- 120 g di acqua
- 135 g di olio d’oliva dal sapore delicato
- Un cucchiaino di cremor tartaro o lievito per dolci
- Scorza grattugiata di un limone/arancia
- Vaniglia
- Un vasetto di confettura a piacere (io frutti di bosco)
Sbattere l'olio con lo zucchero, la scorza grattugiata e la
vaniglia. Aggiungere la farina e
la fecola setacciate col lievito, il sale e a poco a poco l’acqua e impastare fino ad ottenere un composto omoegeneo.
Preriscaldare il forno a 180°. Stendere l'impasto nello stampo (tenendone un
po' da parte per la griglia), coprire con la confettura e creare delle strisce
(che io ho arrotolato su se stesse) con l’impasto avanzato con cui ricoprire la base. Cuocere per 40-45 minuti
circa nel ripiano piĆ¹ basso del forno.
Lo sapevate che la fecola di patate…
...ĆØ una farina ricavata con l'essiccamento e la
successiva macinazione della patata? Composta essenzialmente dall'amido delle
stesse, si presenta alla vista come una polvere di colore bianco. Essendo
totalmente inodore e particolarmente leggera ĆØ usata come addensante per creme
e nella pasticceria in generale. Trova applicazione nella preparazione ad
esempio di torte e altri dolci da forno che contribuisce a rendere soffici. La
fecola di patate ĆØ stata anche utilizzata in una delle prime tecniche di
fotografia a colori, l'autocromia, brevettata dai fratelli Lumiere, piĆ¹ noti
per essere stati gli inventori della cinematografia piuttosto che per
quest'altra loro invenzione in campo fotografico. Eppure, l'autocromia,
brevettata nel 1903 e commercializzata nel 1907, ĆØ stata
la principale tecnica di fotografia a colori fino all'avvento negli anni trenta
delle pellicole a colori sottrattive. Inoltre, se mescolata all'acqua, dĆ
origine ad un fluido non newtoniano, che aumenta notevolmente la propria
viscositĆ se sottoposto a una forza sufficiente, comportandosi in maniera
simile a un solido. Ć sufficiente provare: in un bicchiere, mettere 34 %
di acqua e 66 % di fecola di patate, mescolare bene. Provare a immergere
un dito lentamente, poi dando un colpo forte: ĆØ impossibile muovere o immergere
il dito. L’industria la utilizza per produrre glucosio, alcol ed esplosivi.
fonte: Wikipedia
Continua la serie delle ricette di gnocchi velocissimi da fare in alternativa ai classici gnocchi di patate.... Dopo questi, questi e questi, oggi vi propongo degli gnocchi fatti con la semola che restano belli morbidi come piace a me e la cui preparazione richiede meno del tempo necessario al condimento per cuocere.... Li ho conditi con un sugo semplice ma profumatissimo a base di pomodoro, capperi, olive e origano, i tipici sapori del Mediterraneo... Non c'ĆØ niente da fare, il sugo che preferisco per gli gnocchi ĆØ proprio quello con il pomodoro... se avete poco tempo e un'incredibile voglia di gnocchi, questa ĆØ la ricetta che fa per voi!!!!!
Ingredienti per le chicche:
- 150 g di semola
- 390 g di acqua
- Un pizzico di sale
- 400 g di passata di pomodoro
- Uno spicchio d’aglio
- Un cucchiaino di capperi sminuzzati
- 1-2 cucchiai di olive nere spezzettate
- Un cucchiaino di origano
- Una manciata di Pecorino grattugiato
- Olio evo q.b.
- Sale q.b.
Far rosolare l’aglio
schiacciato, i capperi tritati e le olive in una padella con un filo d’olio evo. Aggiungere
poi anche la passata e portare a cottura. A fine cottura aggiungere
l'origano e regolare di sale. Intanto far scaldare l’acqua, aggiungere poi il sale e la semola a
pioggia mescolando continuamente e far cuocere per 10 minuti. Infarinare il piano di lavoro, formare dei
filoncini di 1 cm circa di spessore e tagliarli a tocchetti. Farne delle palline passandoli tra i palmi delle mani. Far cuocere gli gnocchi in acqua
salata e scolarli con una schiumarola non appena vengono a galla. Far
saltare
gli gnocchi nella padella con il condimento. Impiattare e completare con
il
Pecorino grattugiato.
Lo sapevate che il cappero…
... ĆØ un piccolo arbusto tipico della flora
mediterranea (famoso quello di Pantelleria) e originario dell'Asia minore e della Grecia? Cresce spontaneamente in terreni calcarei,
scoscesi ed asciutti.
Della pianta si consumano i boccioli, detti capperi, e, piĆ¹ raramente,
i frutti. La raccolta dei boccioli si effettua tra
la fine di maggio ed i primi di settembre, periodo in cui il cappero
inizia la fioritura; i boccioli devono essere raccolti il prima possibile, non
appena germogliano. Utilizzati in gastronomia
da millenni, si raccolgono ancora chiusi e si conservano in macerazione sotto
sale o sotto aceto. Il frutto, detto cucuncio, cocuncio o capperone, invece, ĆØ composto da una bacca che
internamente ha molti semi neri e ha sapore
simile ma piĆ¹ delicato del cappero. Si
trova in commercio sotto sale, sott'olio o sotto aceto e viene usato
tradizionalmente nella cucina eoliana per condire piatti di pesce. Gli
eoliani usano anche dissalare i cucunci o i capperi e consumarli al pari di una
qualsiasi verdura, di solito in insalata. In ambito culinario
vengono utilizzate anche le giovani foglie come insalata, previa cottura per
pochi minuti in acqua bollente. I capperi contengono
piĆ¹ quercetina
in rapporto al peso che ogni altra pianta. In
erboristeria
ĆØ utilizzata la corteccia della radice. I capperi hanno proprietĆ diuretiche,
antispasmodiche, aperitive, toniche e protettrici dei vasi sanguigni. Un infuso preparato con radici di cappero e germogli giovani era utilizzato in
medicina popolare per alleviare i reumatismi.
Recentemente si ĆØ appurata, per gli estratti secchi da frutto di Capparis (specie
se associati a Olea europea, Glycyrrhiza glabra e Ribes nigrum) un'attivitĆ
antiossidante cutanea, antiflogistica ed antistamino-simile, valida nelle
dermatopatie allergiche. Fin
dall'antichitĆ , infine, al cappero vengono attribuite proprietĆ afrodisiache.
fonte: il Web
.: Quello che le donne non dicono - Fiorella Mannoia:.
Questi sono stati i primi biscotti con i fiocchi d'avena che ho fatto... In realtĆ , dovevo fare la frolla solo per fare questa crostata ma ho pensato di prepararne un po' di piĆ¹ per fare anche dei semplici biscotti a cui aggiungere per prova un po' di fiocchi d'avena che avevo comprato da poco... da allora ho usato l'avena altre volte e in ogni ricetta mi ĆØ sempre piaciuta... ad esempio altri biscotti favolosi sono stati questi.... una delizia... come quelli di oggi del resto... poi l'avena fa cosƬ bene e quindi un motivo in piĆ¹ per prepararli!!!
E, visto che oggi ĆØ l'8 marzo, dedico a tutte noi questa poesia di una grandissima donna....
Dedicato alle donne
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.PerĆ² ciĆ² che ĆØ importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno etĆ .
Il tuo spirito e` la colla di qualsiasi tela di ragno.Dietro ogni linea di arrivo c'ĆØ una linea di partenza.
Dietro ogni successo c`e` un`altra delusione.Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca cio` che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite...
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.Non lasciare che si arruginisca il ferro che c'ĆØ in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.Quando a causa degli anni
non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
PerĆ² non trattenerti mai!Madre Teresa di Calcutta
Biscotti ai fiocchi d'avena al profumo d'arancia
Ingredienti:
- 185 g di farina di mais fioretto
- 90 g di fecola di patate
- 35 g di farina di riso
- 150 g di burro
- 125 g di zucchero a velo
- 1 uovo
- 1 pizzico di sale
- Vaniglia
- Scorza di un’arancia grattugiata
- 50 g di fiocchi d’avena
Preparare
la frolla mettendo le farine setacciate a fontana. Aggiungere il burro
freddo di frigorifero tagliato a pezzetti e sfregarlo con le dita insieme
alla farina. Non appena si sarĆ ottenuto uno sfarinato, fare una fontana,
mettere al centro lo zucchero, l’uovo, un pizzico di sale, la vaniglia e la
scorza grattugiata. Con una forchetta sbattere questi ingredienti finchƩ
saranno ben amalgamati e unire a poco a poco la farina intorno facendola
assorbire alle uova. Aggiungere anche i fiocchi d’avena, continuare a impastare
e, quando si sarĆ ottenuto un composto omoegeneo, formare una palla, avvolgerla
nella pellicola e farla riposare in frigo per almeno una mezz’oretta.
Preriscaldare il forno a 180°. Stendere l'impasto dello spessore di 4-5 mm circa, formare i biscotti, disporli su una teglia e cuocerli per 15 minuti circa.
Lo sapevate che l'avena…
...,
in quanto tollera molto bene le temperature basse, ĆØ un cereale molto coltivato
nei paesi del nord Europa come Germania e Russia? In Italia viene utilizzato
prevalentemente per il foraggio dei cavalli e molto poco per l'alimentazione
umana.
Fin
dai tempi piĆ¹ remoti erano note le proprietĆ benefiche dell'avena per la pelle; infatti, mentre da un lato ha una notevole azione detergente,
dall'altro l'avena ĆØ caratterizzata da una notevole delicatezza e rispetta
quindi le funzioni epidermiche principali senza avere quegli effetti
indesiderati che molti detergenti hanno. Per
questi motivi gli estratti di avena vengono utilizzati per la preparazione di
creme ed oli per la cura della pelle, in particolar modo come emolliente per
pelli particolarmente secche o irritate.
Sempre
grazie alla sua delicatezza, l'avena viene anche impiegata per la preparazione
di creme emollienti per bambini. Con tre cucchiai di farina di avena impastati con un
paio di cucchiai di aceto di sidro si puĆ² ottenere un composto da applicare sul
viso al fine di ottenere una maschera emolliente per il viso. Si lascia seccare
e si risciacqua.
Invece, con
la crusca e la paglia si possono fare infusi con proprietĆ sedative sul sistema
nervoso; i decotti invece avranno un effetto diuretico ed antinfiammatorio.
fonte: il Web
Non sono una grande fan della mozzarella (a meno che non si parli di una vera mozzarella, come quella meraviglia mangiata due anni fa in Campania), e soprattutto non la amo particolarmente in questa stagione... E cosƬ la compro quasi solo per mettere sulla pizza o se viene voglia al mio fidanzato (cosa che oltretutto non capita cosƬ spesso)... la scorsa settimana ne avevo due in frigo in scadenza e zero voglia di mangiarle cosƬ e allora perchĆØ non metterla nella lasagna alla crema di zucca che stavo pensando di fare??! in realtĆ non amo la mozzarella neanche nella lasagna, soprattutto se c'ĆØ il ragĆ¹, trovo che la renda piĆ¹ massiccia, corposa, insomma, non mi piace... ma in questa ricetta ho pensato che proprio male non ci sarebbe stata, la sua consistenza avrebbe spezzato un po' l'effetto cremoso della zucca... e il gusto dei due ingredienti poteva sposarsi piĆ¹ che bene.... e poi in qualche modo dovevo pur usarla.... cosƬ l’ho impiegata proprio per intervallare
gli strati di questa lasagna e, per evitare l’effetto compatto ed elastico tipico dei pezzi di mozzarella,
l’ho sminuzzata piccola e devo dire che il risultato non ĆØ stato per niente
male….
Ingredienti:
- 150-160 g di lasagne all’uovo
- 400 g di zucca
- 200 g di mozzarella
- 2-3 chiodi di garofano
- Qualche foglia di alloro
- Un rametto di rosmarino
- Mezza cipolla
- Sale q.b.
- Parmigiano grattugiato q.b.
- Olio evo q.b.
In una pentola lessare la zucca con la cipolla e gli
aromi. Salare e, quando la zucca sarĆ cotta, togliere gli aromi e frullare col
frullatore ad immersione. Sbollentare le lasagne in acqua bollente con un filo
d’olio. Disporre uno strato di sfoglia all’uovo in una
pirofila leggermente unta, ricoprire con un po’ di crema di zucca, poi con la mozzarella
tagliata a pezzetti piccoli e poi con un po’ di Parmigiano. Continuare fino ad
esaurimento degli ingredienti. Porre in forno caldo a 180° per un 35 minuti circa.
Lo sapevate che la mozzarella…
... ĆØ un formaggio
fresco
a pasta filata originario dell'Italia meridionale e di alcune zone dell'Italia
centrale, prodotto con latte di bufala
o di mucca? Il termine
mozzarella deriva da 'mozzare', in riferimento al taglio manuale eseguito con indice e pollice a
partire dalla pasta filata ancora calda, allo scopo di creare le forma del
formaggio stesso.
Le origini della mozzarella si perdono nel tempo e gli autori non sono
d'accordo sull'epoca in cui fu inventato questo latticino; ciĆ² che ĆØ certo,
comunque, ĆØ il fatto che esso ha una storia secolare e che, a causa della
necessitĆ di consumarla freschissima, la mozzarella, fino all'avvento delle
ferrovie, veniva prodotta in piccole quantitĆ ed era consumata esclusivamente
nei pressi dei luoghi di produzione. Secondo alcuni il consumo della mozzarella
risale al tempo della colonizzazione greca e all'introduzione del bufalo negli
allevamenti delle colonie greche italiane. Secondo questi autori, i Greci, giĆ
in epoca classica (IV e V secolo a.C.) usavano la mozzarella per rifocillarsi
durante le rappresentazioni teatrali. Altri
storici fanno risalire la nascita della mozzarella al VI secolo d.C.
attribuendola ai Longobardi.
Le prime testimonianze storiche scritte riguardanti la produzione di mozzarella
si hanno infatti in un documento longobardo, anche se piĆ¹ tardo, dell'XI
secolo, che attesta che la principessa Aloara distribuiva una mozza (antico nome della mozzarella) ai monaci
di un'abbazia situata alle porte di Aversa. Alcuni
sostengono che la mozzarella sia stata inventata invece dai Normanni intorno
all'XI secolo nella cittĆ di Aversa. Nel
XII secolo altre fonti ci dicono che i monaci di un'abbazia che sorge nei
pressi di Capua
distribuivano una mozza in occasione
dell'annuale pellegrinaggio. Nel
XV secolo nelle Marche l'uso della mozza ĆØ molto comune, come si apprende da un
documento del 1496 che la cita tra gli alimenti normalmente presenti sulle
tavole dei nobili. Un
importante documento scritto del 1570 testimonia l'uso della
mozzarella anche nella mensa del papa: un cuoco della corte, Bartolomeo Scappi,
la cita (per la prima volta con il termine ancor oggi usato) nell'elenco dei
formaggi comunemente serviti. Una piĆ¹ ampia
diffusione in Italia si ha a partire dal XVIII secolo. Presso la reggia di
Carditello nasce una struttura per l'allevamento delle bufale e la lavorazione
del latte. Iniziano pian piano a diffondersi le 'bufalare': edifici in muratura a pianta
circolare, dotate di un camino centrale, dove veniva lavorato il latte di
questi animali per ottenere vari formaggi. Le mozzarelle,
facilmente e rapidamente deperibili, venivano avvolte da fogli di giunco o
mortella e inserite in anfore. A partire dall'unitĆ
d'Italia si allestisce ad Aversa un mercato all'ingrosso di mozzarelle ed altri
formaggi, chiamato la Taverna. Anche il latte
vaccino viene sempre piĆ¹ impiegato per questo formaggio. Da quel momento la fama della mozzarella diventa nazionale e conquista presto
anche i mercati esteri.