La frolla vegan perfetta e settimana sul lago

By pane&marmellata - ottobre 21, 2013


Finalmente, dopo vari tentativi, sono riuscita ad ottenere quella che secondo me è la frolla vegan perfetta. Ho fatto diverse prove prima di trovare una frolla senza uova nè burro che mi soddisfacesse completamente visto che, per un motivo o per un altro, ogni volta il risultato non era mai come speravo: o era troppo asciutta o troppo soffice, troppo dura o troppo friabile, insomma c'era sempre qualcosa che non la faceva assomigliare per niente alla tradizionale pasta frolla. Quella che vi propongo oggi, invece, è davvero fantastica, scioglievole e frollosa al punto giusto e decisamente più leggera e salutare di quella classica arricchita con burro e uova. Questa almeno una volta è da provare e vi garantisco che non rimpiangerete la vostra solita ricetta di frolla!!! E non dimenticate la crema di frutta.... perfetta!!!
E, non senza una punta di nostalgia, vi lascio anche qualche scatto fatto durante la settimana trascorsa sul Lago di Garda un mesetto fa, l'ultimo viaggio dell'estate ormai lontana. Non ero mai stata in vacanza sul lago e non ho potuto che apprezzarne la magia, il fascino, i paesini caratteristici e la tranquilla pace!!!







Abbiamo fatto tutto il giro del lago partendo da Desenzano: una passeggiata per il suo centro storico e una salita per raggiungere il suo castello posto sulla cima della collina che domina il porto....


Salendo verso Nord, poi, ci siamo fermati a Gardone Riviera....



Da non perdere qui il Vittoriale degli Italiani, il cui parco è stato giudicato Parco Più Bello nel 2012 con la seguente motivazione dell’architetto Leandro Mastria, ideatore del premio: “il Vittoriale ha vinto perché è una creazione poetica, un giardino di più giardini, evocativo, teatrale, simbolico. Ha una bellezza scenografica unica, progettato con la stessa perfezione dei versi dei poeta rivolta però verso il paesaggio. Ma ha vinto anche perché il parco è aperto ad eventi e concerti che lo rendono un luogo di bellezza per i cittadini, e di ritrovo culturale.” Come dargli torto?!
Il Vittoriale degli Italiani fu fatto costruire tra il 1921 e il 1938 da Gabriele D'Annunzio a memoria della sua "vita inimitabile" e delle imprese degli italiani durante la Prima guerra mondiale. Progettato dall’architetto Giancarlo Maroni, il parco si estende su un terreno di nove ettari e ospita l'ultima dimora di D’Annunzio (la Prioria), il teatro all’aperto Parlaggio (sede ogni estate di una prestigiosa stagione di spettacoli che ospita artisti di calibro internazionale), il Museo della Guerra, l’Auditorium in cui è conservato l’aereo con il quale il poeta sorvolò Vienna, il Mausoleo (il monumento funebre realizzato dal Maroni dopo la morte del poeta), il MAS 96 della Beffa di Buccari (all'esterno dell'edificio dove è conservato si può anche leggere la locuzione latina coniata da D'Annunzio 'Memento audere semper' (cioè "ricorda di osare sempre") con le stesse iniziali del nome del motoscafo).



Incastonata sul fianco della collina del parco si può ammirare la nave Puglia che fu donata dalla Marina Italiana a d'Annunzio nel 1923. E proprio sulla prua della nave Puglia è stata girata una scena del film 'Ti amo in tutte le lingue del mondo' di Pieraccioni. 
 

Dalla Nave Puglia guardando verso il basso si possono ammirare i torrenti dell'Acquapazza e dell'Acquasavia che si uniscono nel laghetto delle Danze a forma di violino ideato per ospitare spettacoli di musica e danza.
"Ho trovato qui sul Garda una vecchia villa appartenuta al defunto dottor Thode. È piena di bei libri... Il giardino è dolce, con le sue pergole e le sue terrazze in declivio. E la luce calda mi fa sospirare verso quella di Roma. Rimarrò qui qualche mese, per licenziare finalmente il 'Notturno'", queste sono state le parole che d'Annunzio ha scritto alla moglie Maria in una lettera del 1921, pochi giorni dopo il suo arrivo a Gardone; le intenzioni del poeta erano quelle di rimanere a Gardone solo poche settimane per completare la stesura del Notturno, mentre invece quella gardonese fu la sua ultima abitazione.

"Ardisco offrire al popolo italiano tutto quel che mi rimane - e tutto quel che da oggi io sia per acquistare e per aumentare col mio rinnovato lavoro - non pingue retaggio di ricchezza inerte ma nudo retaggio di immortale spirito. Già vano celebratore di palagi insigni e di ville sontuose, io son venuto a chiudere la mia tristezza e il mio silenzio in questa vecchia casa colonica, non tanto per umiliarmi quanto per porre a più difficile prova la mia virtù di creazione e trasfigurazione. Tutto, infatti, è qui da me creato o trasfigurato. Tutto qui mostra le impronte del mio stile, nel senso che io voglio dare allo stile. Il mio amore d’Italia, il mio culto delle memorie, la mia aspirazione all’eroismo, il mio presentimento della Patria futura si manifestano qui in ogni ricerca di linea, in ogni accordo o disaccordo di colori. Non qui risanguinano le reliquie della nostra guerra? E non qui parlano o cantano le pietre superstiti delle città gloriose? Ogni rottame rude è qui incastonato come una gemma rara. La grande prova tragica della nave "Puglia" è posta in onore e in luce sul poggio, come nell’oratorio il brandello insanguinato del compagno eroico ucciso. E qui non a impolverarsi ma a vivere sono collocati i miei libri di studio, in così gran numero e di tanto pregio che superano forse ogni altra biblioteca di solitario studioso. Tutto qui è dunque una forma della mia mente, un aspetto della mia anima, una prova del mio fervore. Come la morte darà la mia salma all’Italia amata, così mi sia concesso preservare il meglio della mia vita in questa offerta all’Italia amata."

G.Dannunzio (dall'Atto di donazione allo Stato Italiano)
 

LA PIOGGIA NEL PINETO

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione. 
 (Gabriele D'Annunzio)

 ... Rimani, rimani! Riposati accanto a me.
Non te n'andare.
Io ti veglierò. Io ti proteggerò.
Ti pentirai di tutto fuorchè d'esser venuta a me, liberamente, fieramente.
Ti amo. Non ho nessun pensiero che non sia tuo;
non ho nel sangue nessun desiderio che non sia per te.
Lo sai. Non vedo nella mia vita altra compagna. Non vedo altra gioia.
...... Rimani.
Riposati. Non temere di nulla.
Dormi stanotte sul mio cuore....
(Gabriele D’Annunzio)

Che meraviglia le parole di questo eccentrico poeta!!!

Pittoresco è il paese di Limone sul Garda con il suo caratteristico centro storico di stretti vicoli e con le sue limonaie che dal XIII secolo profumano con i loro succosi frutti queste zone. Limone è famosa anche per il DNA dei suoi abitanti: nel 1979, infatti, fu scoperta una proteina presente nel sangue di alcuni cittadini che protegge cuore e arterie anche in caso di elevati valori di colesterolo nel sangue. Una gran fortuna!!! E si sta sperimentando proprio un farmaco contro l’aterosclerosi a base di questa proteina.


Salendo poi lungo la strada che va verso la montagna in direzione di Tremosine si passa per la Forra, la spaccatura dovuta all'erosione del torrente Brasa, un vero capolavoro naturale!!!


A Tremosine, invece, si trova la "terrazza del brivido", una terrazza sul lago a 350 metri d'altezza. Spettacolare, ma sconsigliato a chi soffre di vertigini!!!!


Nel punto più a Nord del lago incontriamo Riva del Garda con la sua Rocca (un'austera costruzione con 4 torri eretta nel 1124 per difesa) e la Torre Apponale (che si affaccia su piazza III Novembre ed è alta 34 metri).


 
Suggestiva la vista dal basso della rocca di Arco... 


Si può salire per vedere quello che resta dell'antico Castello dei conti d'Arco o visitare l'Arboreto di Arco, un museo botanico vivente con 150 specie di alberi e arbusti provenienti da ogni parte del mondo.

Scendendo lungo la sponda est del lago, una breve tappa per vedere il Forte di Nago. C
ostruito fra il 1860 ed il 1861 come mezzo di difesa, poteva contare su diverse cannoniere su entrambi i piani e feritoie per i fucilieri.


Poco distante si trovano i ruderi di Castel Penede, ricostruito verso il 1200 su un sito neolitico, divenne feudo dei conti d'Arco e, per tutto il Medioevo, fu importantissima opera di difesa militare e simbolo di dominio. Da qui si gode di una spendida vista panoramica sul territorio circostante!


Uno dei paesi che mi è piaciuto di più è stato Malcesine, suggestivo borgo medievale che mantiene il suo fascino immutato grazie alle sue stradine e piazzette, al suo porticciolo ma, soprattutto, grazie all'antico Castello Scaligero.
 





E questo delizioso paese è stato ritratto da Gustav Klimt nell'estate del 1913 nel suo quadro "Malcesine sul Lago di Garda", che purtroppo è andato distrutto nel 1945 nell'incendio del Castello di Immendorf (Vienna). 

 
Anche Goethe visitò e raccontò Malcesine durante il suo viaggio in Italia.
 

Da Malcesine, inoltre, parte la funivia che, con una cabina che ruota su se stessa per permettere agli occupanti una visione a 360° sul paesaggio, arriva in cima al Monte Baldo percorrendo un dislivello di 1650 m in soli 10 minuti. 
 
Molto carina anche Torri del Benaco. E anche qui domina il paese il Castello Scaligero, una fortezza presumibilmente di origini romane. Il Castello fu costruito nel 1383 da Antonio Della Scala sopra una precedente fortificazione. Nella Limonaia del castello è stato girato il video della canzone 'Angelo' di Francesco Renga.

Nella piazza del paese si può ammirare  la Torre di Berengario e, a nord del paese, la Torre dell'Orologio, torre di epoca scaligera che in passato ospitava i magazzini comunali e le prigioni.


Poi una breve sosta a Peschiera...


E, infine, Sirmione, forse il più bel borgo sul lago. Il punto d'accesso al centro storico (interamente pedonale!!) è attraverso le mura del Castello Scaligero, castello che fu ricostruito sui ruderi di una fortificazione romana nel XV sec. per volere del podestà di Verona Mastino I della Scala. La sua funzione era difensiva e di controllo portuale, poiché la città di Sirmione, trovandosi in una posizione di confine, era più soggetta agli attacchi. 


E al castello è anche legata una leggenda che ha come protagonisti un giovane di nome Ebengardo e la sua innamorata Arice. Si narra che, durante una notte di tempesta, i due giovani consentirono a Elalberto, un cavaliere veneto, di ripararsi nel castello. Il ragazzo rimase profondamente colpito dalla bellezza di Arice e nella notte andò nella sua camera per usarle violenza ma, dinnanzi alle grida della fanciulla, la pugnalò. Ebengardo, sentiti gli urli di spavento dell'amata, corse nella stanza e trovando Arice morta, per la rabbia, prese il pugnale di Elalberto e lo uccise. Secondo la leggenda, ancora oggi, nelle notti di tempesta, si vede l'anima di Ebengardo vagare per il castello alla ricerca di Arice.
Meritano una visita anche le Grotte di Catullo che si trovano proprio sulla punta della penisola di Sirmione.  Sono i ruderi di un'estesa villa romana edificata tra la fine del I sec a.C. e l'inizio del I sec. d.C. e chiamata "Grotte" perchè, ai primi che visitarono le rovine nel Quattrocento, apparvero come cavità naturali, in buona parte coperte di vegetazione. La villa fu attribuita a Valerio Catullo, poichè dai versi di Catullo si sa che egli aveva una residenza a Sirmione, anche se non ci sono prove che si tratti proprio di questa villa. A Sirmione ci sono, inoltre, diverse spiagge, come il Lido delle Bionde (anche se devo dire che le spiagge più belle del lago non le ho viste qui ma sulle sponde centro-settentrionali) e molti luoghi legati a Maria Callas, come la sua villa o il Gran Caffé Italia dove la 'Divina' prendeva l'aperitivo. Era proprio a Simione, infatti, che spesso passava le vacanze dopo il debutto al festival operistico dell'Arena di Verona. 
Sirmione è anche un importante e molto frequentato centro termale grazie alla fonte calda che sgorga dal fondo del lago e che viene incanalata e distribuita ai numerosi centri termali e agli alberghi. Le acque sulfuree di Sirmione sono conosciute per la loro efficacia nella cura di affezioni alle vie respiratorie, dei problemi all'apparato uditivo  e per malattie della pelle.



E, per concludere in bellezza, una giornata l'abbiamo dedicata a visitare la meravigliosa Verona. Dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, è una città davvero splendida e ricchissima a livello architettonico, storico e artistico. La piazza più grande e famosa della città e luogo di incontro dei veronesi è Piazza Brà, la piazza in cui si trova il famoso Anfiteatro Romano, meglio conosciuto come "Arena".


Risale all’epoca dell’Imperatore Augusto, e, come tutti gli Anfiteatri, ospitava gli spettacoli dei gladiatori. Oggi è un maestoso palcoscenico di importanti rappresentazioni musicali. A noi ha regalato una splendida rappresentazione del Rigoletto: una cornice unica in cui la musica meravigliosa, la grandiosità dell'anfiteatro e il cielo come soffitto hanno reso lo spettacolo magico ed emozionante.  
Altra piazza fulcro della vita cittadina e piazza più antica di Verona è Piazza delle Erbe, che sorge dove un tempo si trovava il Foro Romano.


La piazza è circondata da edifici storici e, al centro della piazza, si tiene un vivace mercato cittadino. 
Dall'alto, in senso orario: Piazza delle Erbe, baccalà, artisti di strada, "pastisada de caval" (stufato di carne equina).
 
Adiacente a Piazza delle Erbe c'è Piazza dei Signori. Fin dalla sua nascita fu fulcro della vita politica e amministativa della città. E' una piazza raccolta, racchiusa tra edifici di grande importanza storica come il Palazzo del comune, il Palazzo di Cansignorio, la Chiesa di Santa Maria Antica, il Palazzo del Podestà e la Loggia del Consiglio. Al centro c'è il Monumento a Dante (che per un periodo fu ospitato in un palazzo che si affaccia sulla piazza). 
Uscendo dalla Piazza incontriamo le Arche Scaligere, le monumentali tombe dei Signori della città. 
E, pensando a Verona, forse la prima cosa che viene in mente è l'amore tragico tra Romeo e Giulietta che qui si è consumato nella celebre tragedia di Shakespeare. Tappa immancabile, quindi, è la Casa di Giulietta. Il palazzo, del XIII sec., fu di proprietà della famiglia Cappello, il cui stemma è scolpito sull’arco interno del cortile. La convinzione che lì fosse la casa di Giulietta è dovuta all'identificazione dei Cappello con i Capuleti. Nel 1905 il Comune di Verona acquistò l'edificio e negli anni '30 Antonio Avena, il direttore dei musei cittadini, lo restaurò trasformandolo nella dimora di Giulietta ricreando una scenografia medievale. Nel cortile è posta la statua in bronzo di Giulietta, opera dello scultore Nereo Costantini. Moltissimi innamorati negli anni hanno lasciato qui a Giulietta scritte e bigliettini con promesse d'amore; si dice, infatti, che questo gesto porti fortuna e felicità alla coppia.

Con le ali dell'amore ho volato oltre le mura, perché non si possono mettere limiti all'amore e ciò che amor vuole amore osa. (Romeo: atto II, scena II)
 Dall'alto, in senso orario: Piazza dei Signori, Arche Scaligere, Balcone e Casa di Giulietta,
Statua situata fuori dal cortile d'accesso alla Tomba di Giulietta e raffigurante Liang e Zhu, due personaggi di una delle più famose leggende in Cina considerati i "Romeo e Giulietta d'Oriente"(la statua è stata donata nel 2008 dal comune di Ningbo in Cina, dove è nata la leggenda)
 
Da visitare anche il Duomo di Verona (Cattedrale di Santa Maria Matricolare), nato sui resti di due chiese paleocristiane crollate per un terremoto nel 1117. Fu ricostruito in stile romanico e consacrato nel 1187.
E, ancora, Castelvecchio, che Cangrande II della Scala fece costruire a scopi difensivi. Il ponte Scaligero attiguo, invece, assicurava attraverso il fiume una via di fuga verso la campagna.

 
E, infine, la Chiesa di San Zeno Maggiore che custodisce il corpo del Santo. Secondo la leggenda, durante l'inondazione dell'Adige del 589, l'acqua si fermò proprio davanti alla soglia di questa Chiesa risparmiando i fedeli.  

Dall'alto, in senso orario: Piazza Brà, Teatro Romano, Basilica di SanZeno, Castelvecchio e Ponte Scaligero.




Crostatine con crema di pere e mirtilli



Ingredienti per la frolla vegan perfetta:
  • 300 g di farina di riso
  • 150 g di farina 00
  • 120 g di acqua
  • 80 g di zucchero integrale di canna (se non vi piace il suo sapore troppo forte, usate lo zucchero grezzo di canna)
  • 130 g di olio di riso (da usare per avere un sapore più neutro ma meglio ancora l'olio extravergine d'oliva, se vi piace il sapore un po' più accentuato)
  • Un cucchiaino e mezzo di bicarbonato
  • Scorza grattugiata di 2 limoni
  • Vaniglia

Ingredienti per la crema di frutta:
  • 7 pere non trattate con la buccia
  • 100 g di mirtilli
  • Una tazzina d’acqua
  • Un cucchiaio raso di zucchero integrale di canna
  • Scorza grattugiata di un limone
  • Un cucchiaino di cannella

Per guarnire:
  • Mirtilli q.b.
Preparare la crema tagliando a pezzetti le pere e mettendole insieme agli altri ingredienti in una casseruola. Fare cuocere per 25-30 minuti circa o comunque finchè le pere non si siano ammorbidite. A cottura ultimata frullare con il frullatore ad immersione. 
Mentre cuoce la frutta, preparare la frolla sbattendo l'olio con lo zucchero, la scorza grattugiata e la vaniglia. Aggiungere le farine setacciate, il bicarbonato e l’acqua e impastare fino ad ottenere un composto omoegeneo. Preriscaldare il forno a 180°. Stendere l'impasto negli stampini, coprire con carta forno e legumi secchi e cuocere in bianco per 25-30 minuti circa. Far raffreddare le crostatine, riempirle con la crema di frutta e guarnire con i mirtilli.


Lo sapevate che i mirtilli…

... erano già conosciuti dagli uomini preistorici, come dimostra il ritrovamento di numerosi semi di mirtillo nero tra i resti palafitticoli? Nell’antichità era considerato simbolo di ospitalità e veniva offerto, o tal quale o come bevanda, ai viaggiatori. La raccolta dei frutti è regolamentata nelle varie regioni e viene effettuata dai raccoglitori autorizzati utilizzando il “pettine”, una specie di cassettino con lunghi denti metallici che staccano i frutti dai rami. Grazie agli antociani del mirtillo, responsabili del colore viola, questo frutto viene anche utilizzato come colorante naturale per alimenti con la sigla E 163. E, fin dalla preistoria, oltre all'uso alimentare, i mirtilli venivano impiegati come titnura. Venivano usati dagli Ebrei per tingere di nero, dai Fenici per falsificare la più pregiata porpora e dai Galli per tingere di viola gli abiti degli schiavi. Si sono trovate ricette per tinture a base di mirtillo nella più antica raccolta di ricette tedesche, un codice del XIV secolo proveniente dal monastero di Stams, in Tirolo. Successivamente, nei paesi mediterranei, l'utilizzo di questi frutti come colorante era rivolto più alla tintura domestica di tessuti popolari di poco valore. Comunque, la tintura a base di  mirtillo oltre a caratterizzare alcuni tessuti popolari delle nostre Alpi, è stata tradizionale in Germania durante il Medioevo e il Rinascimento, fino al XIX secolo, soprattutto nella tintura dei tessuti stampati.
fonte: il Web

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5 Comments

  1. Bellissime foto! Che bei posti! *_*
    La ricetta della frolla te la rubo sicuro. Mi son da poco lanciata nei dolci vegan e ora voglio provare tuttooooo! :D :D :D
    Un bacione! :*

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  2. Bellissimo reportage, posti meravigliosi :)
    Non ho mai fatto una frolla vegana, ma la tua ricetta mi intriga parecchio.
    Buona settimana

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  3. posti meravigliosi, le tue foto raccontano proprio questo e quella crostatina sembra che mi chiami per essere assaggiata,un abbraccio SILVIA

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  4. grazie a tutte ragazze!!! sono felice vi sia piaciuto il post!!! :-)

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  5. Ciao! Volevo sapere se posso sostituire la farina di riso con un altra tipo farro o la semintegrale di grano tenero.. e se la dose rimane uguale. Sono allergica alla farina di riso! Grazie mille!

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