Ecco un'idea per chi a San Valentino vuole preparare una gustosa cenetta per il suo Valentino. Un primo saporito, speziato e un po' piccante, perfetto per il giorno in cui si celebra l'amore. E, visto che il dolce domani non puĆ² mancare, qui potete trovare qualche spunto. Buon San Valentino a tutti gli innamorati e mi raccomando cercate sempre di far sƬ che sia una festa dell'amore ogni giorno dell'anno e non solo domani!
Non so esattamente cosa spinga due persone a legarsi.Forse la sintonia, forse le risate, forse le parole. Probabilmente l’incominciare a condividere qualcosa in piĆ¹, a parlare un pĆ² di sĆ©, a scoprire pian piano quel che il cuore cela. Imparare a volersi bene, ad accettarsi per i difetti, i pregi, per le arrabbiature e le battute.O forse accade perchĆØ doveva accadere. PerchĆ© le anime son destinate a trovarsi, prima o poi.
(Paulo Coelho)
Ingredienti per la pasta:
- 100 g di farina integrale di grano saraceno
- 50 g di farina integrale di grano duro
- Acqua q.b. (dipende dalla farina che utilizzate, io 75 g circa)
- Mezzo cucchiaino di sale
Ingredienti per il
condimento:
- Uno spicchio d’aglio
- Mezzo cucchiaino di curry
- Un cucchiaino di curcuma
- Un pizzico di peperoncino (a chi piace il piccante)
- 70 g di pomodori secchi
- 5-6 nocciole tritate
- Olio extravergine d’oliva q.b.
- Sale q.b.
Fare la pasta impastando bene gli ingredienti, aggiungendo tanta acqua quanto basta per ottenere un impasto compatto ma lavorabile. Far riposare una mezz'oretta, dopodichĆØ stenderla sottile e, con uno stampo per biscotti, ottenere tanti cuori. Una volta pronta la pasta, in una padella rosolare l’aglio con un filo d’olio evo. Aggiungere poi le
spezie e i pomodori secchi tritati grossolanamente e far insaporire qualche
minuto. Far cuocere la pasta in acqua salata a cui avrete aggiunto un filo d'olio per evitare che in cottura si attacchi e, una volta cotta, farla saltare
nella padella col sugo e un po' di acqua di cottura della pasta. Impiattare e completare con le noccciole.
Lo sapevate che il peperoncino...
.... ĆØ il
frutto di un genere di piante della famiglia delle Solanaceae, originario delle
Americhe ma attualmente coltivato in tutto il mondo? Oltre al noto peperone, il
genere comprende varie specie di peperoncini piccanti, ornamentali e dolci.
Secondo alcuni, il nome latino "Capsicum" deriva da "capsa", che significa scatola, e deve il nome alla particolare forma del frutto (una bacca) che ricorda proprio una scatola con dentro i semi. Altri invece lo fanno derivare dal greco kapto che significa mordere, con evidente riferimento al piccante che "morde" la lingua quando si mangia.Il peperoncino piccante era usato come alimento fin da tempi antichissimi. Dalla testimonianza di reperti archeologici sappiamo che giĆ nel 5500 a.C. era conosciuto in Messico come pianta coltivata, ed era la sola spezia usata dagli indiani del PerĆ¹ e del Messico. In Europa il peperoncino giunse grazie a Cristoforo Colombo che lo portĆ² dalle Americhe col suo secondo viaggio, nel 1493. PoichĆ© Colombo sbarcĆ² in un'isola caraibica, molto probabilmente la specie da lui incontrata fu il Capsicum chinense, delle varietĆ Scotch Bonnet o Habanero, le piĆ¹ diffuse in quelle isole. Introdotto quindi in Europa dagli spagnoli, ebbe un immediato successo, ma i guadagni che la Spagna si aspettava dal commercio di tale frutto (come accadeva con altre spezie orientali) furono deludenti, poichĆ© il peperoncino si acclimatĆ² benissimo nel vecchio continente, diffondendosi in tutte le regioni meridionali, in Africa e in Asia, e venne cosƬ adottato come spezia anche da quella parte della popolazione che non poteva permettersi l'acquisto di cannella, noce moscata e altre spezie molto usate per il condimento e la conservazione di alimenti. Il frutto venne chiamato peperone a causa della somiglianza nel gusto (sebbene non nell'aspetto), con il pepe, Piper in latino. Il nome con il quale era chiamato nel nuovo mondo in nÄhuatl era chilli o xilli, e tale ĆØ rimasto sostanzialmente nello spagnolo del Messico e dell'America Centrale (chile) e nella lingua inglese (chili) e pure in alcuni nomi di varietĆ , come il chiltepin (C. annuum var. aviculare), derivato dalla Lingua nahuatl chilitecpintl o peperoncino pulce, per le dimensioni e il gusto ferocemente piccante. Il chiltepin ĆØ ritenuto l'antenato di tutte le altre specie. Nei paesi del Sudamerica di lingua spagnola e portoghese, invece, viene comunemente chiamato ajĆ, modernizzazione dell'antillano asci. La parola in lingua quechua per i peperoncini ĆØ uchu, come nel nome usato per il rocoto dagli Inca: rĆ³cot uchu, peperoncino spesso, polposo.
Secondo alcuni, il nome latino "Capsicum" deriva da "capsa", che significa scatola, e deve il nome alla particolare forma del frutto (una bacca) che ricorda proprio una scatola con dentro i semi. Altri invece lo fanno derivare dal greco kapto che significa mordere, con evidente riferimento al piccante che "morde" la lingua quando si mangia.Il peperoncino piccante era usato come alimento fin da tempi antichissimi. Dalla testimonianza di reperti archeologici sappiamo che giĆ nel 5500 a.C. era conosciuto in Messico come pianta coltivata, ed era la sola spezia usata dagli indiani del PerĆ¹ e del Messico. In Europa il peperoncino giunse grazie a Cristoforo Colombo che lo portĆ² dalle Americhe col suo secondo viaggio, nel 1493. PoichĆ© Colombo sbarcĆ² in un'isola caraibica, molto probabilmente la specie da lui incontrata fu il Capsicum chinense, delle varietĆ Scotch Bonnet o Habanero, le piĆ¹ diffuse in quelle isole. Introdotto quindi in Europa dagli spagnoli, ebbe un immediato successo, ma i guadagni che la Spagna si aspettava dal commercio di tale frutto (come accadeva con altre spezie orientali) furono deludenti, poichĆ© il peperoncino si acclimatĆ² benissimo nel vecchio continente, diffondendosi in tutte le regioni meridionali, in Africa e in Asia, e venne cosƬ adottato come spezia anche da quella parte della popolazione che non poteva permettersi l'acquisto di cannella, noce moscata e altre spezie molto usate per il condimento e la conservazione di alimenti. Il frutto venne chiamato peperone a causa della somiglianza nel gusto (sebbene non nell'aspetto), con il pepe, Piper in latino. Il nome con il quale era chiamato nel nuovo mondo in nÄhuatl era chilli o xilli, e tale ĆØ rimasto sostanzialmente nello spagnolo del Messico e dell'America Centrale (chile) e nella lingua inglese (chili) e pure in alcuni nomi di varietĆ , come il chiltepin (C. annuum var. aviculare), derivato dalla Lingua nahuatl chilitecpintl o peperoncino pulce, per le dimensioni e il gusto ferocemente piccante. Il chiltepin ĆØ ritenuto l'antenato di tutte le altre specie. Nei paesi del Sudamerica di lingua spagnola e portoghese, invece, viene comunemente chiamato ajĆ, modernizzazione dell'antillano asci. La parola in lingua quechua per i peperoncini ĆØ uchu, come nel nome usato per il rocoto dagli Inca: rĆ³cot uchu, peperoncino spesso, polposo.
fonte: Wikipedia