Finalmente, dopo vari tentativi, sono riuscita ad ottenere quella che secondo me ĆØ la frolla vegan perfetta. Ho fatto diverse prove
prima di trovare una frolla senza uova nĆØ burro che mi soddisfacesse
completamente visto che, per un motivo o per un altro, ogni volta il risultato non era mai come speravo: o era troppo asciutta o troppo
soffice, troppo dura o troppo friabile, insomma c'era sempre qualcosa che non la faceva
assomigliare per niente alla tradizionale pasta frolla. Quella che vi propongo oggi, invece, ĆØ
davvero fantastica, scioglievole e frollosa al punto giusto e decisamente piĆ¹ leggera e salutare di quella classica arricchita con burro e uova. Questa almeno una volta ĆØ da provare e vi garantisco che non rimpiangerete la vostra solita ricetta di frolla!!! E non dimenticate la crema di frutta.... perfetta!!!
E, non senza una punta di nostalgia, vi
lascio anche qualche scatto fatto durante la settimana trascorsa sul Lago di
Garda un mesetto fa, l'ultimo viaggio dell'estate ormai lontana. Non ero mai stata in vacanza sul lago e non ho potuto che
apprezzarne la magia, il fascino, i paesini caratteristici e la
tranquilla pace!!!
Abbiamo fatto tutto il giro del lago partendo da Desenzano: una passeggiata per il suo centro storico e una salita per raggiungere il suo castello posto sulla cima della collina che domina il porto....
Salendo verso Nord, poi, ci siamo fermati a Gardone Riviera....
Da non perdere qui il Vittoriale degli Italiani, il cui parco ĆØ stato giudicato Parco PiĆ¹ Bello nel 2012 con la seguente motivazione dell’architetto Leandro Mastria, ideatore del premio: “il Vittoriale ha vinto perchĆ© ĆØ una creazione poetica, un giardino di piĆ¹ giardini, evocativo, teatrale, simbolico. Ha una bellezza scenografica unica, progettato con la stessa perfezione dei versi dei poeta rivolta perĆ² verso il paesaggio. Ma ha vinto anche perchĆ© il parco ĆØ aperto ad eventi e concerti che lo rendono un luogo di bellezza per i cittadini, e di ritrovo culturale.” Come dargli torto?!
Il Vittoriale degli Italiani fu fatto costruire tra il 1921 e il 1938 da Gabriele D'Annunzio a memoria della sua "vita inimitabile" e delle imprese degli italiani durante la Prima guerra mondiale. Progettato dall’architetto Giancarlo Maroni, il parco si estende su un terreno di nove ettari e ospita l'ultima dimora di D’Annunzio (la Prioria), il teatro all’aperto Parlaggio (sede ogni estate di una prestigiosa stagione di spettacoli che ospita artisti di calibro internazionale), il Museo della Guerra, l’Auditorium in cui ĆØ conservato l’aereo con il quale il poeta sorvolĆ² Vienna, il Mausoleo (il monumento funebre realizzato dal Maroni dopo la morte del poeta), il MAS 96 della Beffa di Buccari (all'esterno dell'edificio dove ĆØ conservato si puĆ² anche leggere la locuzione latina coniata da D'Annunzio 'Memento audere semper' (cioĆØ "ricorda di osare sempre") con le stesse iniziali del nome del motoscafo).
Incastonata sul fianco
della collina del parco si puĆ² ammirare la nave Puglia
che fu donata dalla Marina Italiana a d'Annunzio nel 1923. E proprio sulla
prua della nave Puglia ĆØ stata girata una scena del film 'Ti amo in tutte le lingue del mondo'
di Pieraccioni.
Dalla Nave Puglia guardando verso il basso si possono ammirare i torrenti dell'Acquapazza e dell'Acquasavia che si uniscono nel laghetto delle Danze a forma di violino ideato per ospitare spettacoli di musica e danza.
"Ho trovato qui sul Garda
una vecchia villa appartenuta al defunto dottor Thode. Ć piena di bei libri...
Il giardino ĆØ dolce, con le sue pergole e le sue terrazze in declivio. E la
luce calda mi fa sospirare verso quella di Roma. RimarrĆ² qui qualche mese, per
licenziare finalmente il 'Notturno'", queste sono state le parole che d'Annunzio ha scritto alla moglie
Maria in una lettera del 1921, pochi giorni dopo il suo
arrivo a Gardone; le intenzioni del poeta erano quelle di rimanere a Gardone solo poche settimane per completare la stesura del Notturno,
mentre invece quella gardonese fu la sua ultima abitazione.
"Ardisco offrire al popolo italiano tutto quel che mi rimane - e tutto quel che da oggi io sia per acquistare e per aumentare col mio rinnovato lavoro - non pingue retaggio di ricchezza inerte ma nudo retaggio di immortale spirito. GiĆ vano celebratore di palagi insigni e di ville sontuose, io son venuto a chiudere la mia tristezza e il mio silenzio in questa vecchia casa colonica, non tanto per umiliarmi quanto per porre a piĆ¹ difficile prova la mia virtĆ¹ di creazione e trasfigurazione. Tutto, infatti, ĆØ qui da me creato o trasfigurato. Tutto qui mostra le impronte del mio stile, nel senso che io voglio dare allo stile. Il mio amore d’Italia, il mio culto delle memorie, la mia aspirazione all’eroismo, il mio presentimento della Patria futura si manifestano qui in ogni ricerca di linea, in ogni accordo o disaccordo di colori. Non qui risanguinano le reliquie della nostra guerra? E non qui parlano o cantano le pietre superstiti delle cittĆ gloriose? Ogni rottame rude ĆØ qui incastonato come una gemma rara. La grande prova tragica della nave "Puglia" ĆØ posta in onore e in luce sul poggio, come nell’oratorio il brandello insanguinato del compagno eroico ucciso. E qui non a impolverarsi ma a vivere sono collocati i miei libri di studio, in cosƬ gran numero e di tanto pregio che superano forse ogni altra biblioteca di solitario studioso. Tutto qui ĆØ dunque una forma della mia mente, un aspetto della mia anima, una prova del mio fervore. Come la morte darĆ la mia salma all’Italia amata, cosƬ mi sia concesso preservare il meglio della mia vita in questa offerta all’Italia amata."
G.Dannunzio (dall'Atto di donazione allo Stato Italiano)
LA PIOGGIA NEL PINETOTaci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole piĆ¹ nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitĆo che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
piĆ¹ rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nĆØ il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancĆ³ra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
ĆØ molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
piĆ¹ sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
piĆ¹ roco
che di laggiĆ¹ sale,
dall'umida ombra remota.
PiĆ¹ sordo e piĆ¹ fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
piĆ¹ folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
ĆØ muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra piĆ¹ fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sƬche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita ĆØ in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto ĆØ come pesca
intatta,
tra le pĆ lpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvĆØoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallĆØoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vĆ³lti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.(Gabriele D'Annunzio)
... Rimani, rimani! Riposati accanto a me.
Non te n'andare.
Io ti veglierĆ². Io ti proteggerĆ².
Ti pentirai di tutto fuorchĆØ d'esser venuta a me, liberamente, fieramente.
Ti amo. Non ho nessun pensiero che non sia tuo;
non ho nel sangue nessun desiderio che non sia per te.
Lo sai. Non vedo nella mia vita altra compagna. Non vedo altra gioia.
...... Rimani.
Riposati. Non temere di nulla.
Dormi stanotte sul mio cuore....(Gabriele D’Annunzio)
Che meraviglia le parole di questo eccentrico poeta!!!
Pittoresco ĆØ il paese di Limone sul Garda con il suo caratteristico centro storico di stretti vicoli e con le sue limonaie che dal XIII secolo profumano con i loro succosi frutti queste zone. Limone ĆØ famosa anche per il DNA dei suoi abitanti: nel 1979, infatti, fu scoperta una proteina presente nel sangue di alcuni cittadini che protegge cuore e arterie anche in caso di elevati valori di colesterolo nel sangue. Una gran fortuna!!! E si sta sperimentando proprio un farmaco contro l’aterosclerosi a base di questa proteina.
Salendo poi lungo la strada che va verso la montagna in direzione di Tremosine si passa per la Forra, la spaccatura dovuta all'erosione del torrente Brasa, un vero capolavoro naturale!!!
A Tremosine, invece, si trova la "terrazza del brivido", una terrazza sul lago a 350 metri d'altezza. Spettacolare, ma sconsigliato a chi soffre di vertigini!!!!
A Tremosine, invece, si trova la "terrazza del brivido", una terrazza sul lago a 350 metri d'altezza. Spettacolare, ma sconsigliato a chi soffre di vertigini!!!!
Nel punto piĆ¹ a Nord del lago incontriamo Riva del Garda con la sua Rocca (un'austera costruzione con 4 torri eretta nel 1124 per difesa) e la Torre Apponale (che si affaccia su piazza III Novembre ed ĆØ alta 34 metri).
Suggestiva la vista dal basso della rocca di Arco...
Si puĆ² salire per vedere quello che resta dell'antico Castello dei conti d'Arco o visitare l'Arboreto di Arco, un museo botanico vivente con 150 specie di alberi e arbusti provenienti da ogni parte del mondo.
Scendendo lungo la sponda est del lago, una breve tappa per vedere il Forte di Nago. Costruito fra il 1860 ed il 1861 come mezzo di difesa, poteva contare su diverse cannoniere su entrambi i piani e feritoie per i fucilieri.
Scendendo lungo la sponda est del lago, una breve tappa per vedere il Forte di Nago. Costruito fra il 1860 ed il 1861 come mezzo di difesa, poteva contare su diverse cannoniere su entrambi i piani e feritoie per i fucilieri.
Poco distante si trovano i ruderi di Castel Penede, ricostruito verso il 1200 su un sito neolitico, divenne feudo dei conti d'Arco e, per tutto il Medioevo, fu importantissima opera di difesa militare e simbolo di dominio. Da qui si gode di una spendida vista panoramica sul territorio circostante!
Uno dei paesi che mi ĆØ piaciuto di piĆ¹ ĆØ stato Malcesine, suggestivo borgo medievale che mantiene il suo fascino immutato grazie alle sue stradine e piazzette, al suo porticciolo ma, soprattutto, grazie all'antico Castello Scaligero.
E questo delizioso paese ĆØ stato ritratto da Gustav
Klimt nell'estate del 1913 nel suo quadro
"Malcesine sul Lago di Garda", che purtroppo ĆØ andato distrutto nel 1945
nell'incendio del Castello di Immendorf (Vienna).
Da Malcesine, inoltre, parte la
funivia che, con una cabina che ruota su se stessa per permettere agli
occupanti una visione a 360° sul paesaggio, arriva in cima al
Monte Baldo percorrendo un dislivello di 1650 m in soli 10 minuti.
Molto carina anche Torri del Benaco. E anche qui domina il paese il Castello Scaligero, una fortezza presumibilmente di origini romane. Il Castello fu costruito nel 1383 da Antonio Della Scala sopra una precedente fortificazione. Nella Limonaia
del castello ĆØ stato girato il video della canzone 'Angelo' di Francesco
Renga.
Nella
piazza del paese si puĆ² ammirare la Torre di Berengario e, a nord del paese, la Torre
dell'Orologio, torre di epoca scaligera che in passato ospitava i
magazzini comunali e le prigioni.
Poi una breve sosta a Peschiera...
E, infine, Sirmione, forse il piĆ¹ bel borgo sul lago. Il punto d'accesso al centro storico (interamente pedonale!!) ĆØ attraverso le mura del Castello Scaligero, castello che fu ricostruito sui ruderi di una fortificazione romana nel XV sec. per volere del podestĆ di Verona Mastino I della Scala. La sua funzione era difensiva e di controllo portuale, poichĆ© la cittĆ di
Sirmione, trovandosi in una posizione di confine, era piĆ¹ soggetta agli attacchi.
E al castello ĆØ anche legata una leggenda che ha come protagonisti un giovane di nome Ebengardo e la sua innamorata Arice. Si narra che, durante una notte di tempesta, i due giovani consentirono a Elalberto, un cavaliere veneto, di ripararsi nel castello. Il ragazzo rimase profondamente colpito dalla bellezza di Arice e nella notte andĆ² nella sua camera per usarle violenza ma, dinnanzi alle grida della fanciulla, la pugnalĆ². Ebengardo, sentiti gli urli di spavento dell'amata, corse nella stanza e trovando Arice morta, per la rabbia, prese il pugnale di Elalberto e lo uccise. Secondo la leggenda, ancora oggi, nelle notti di tempesta, si vede l'anima di Ebengardo vagare per il castello alla ricerca di Arice.
Meritano una visita anche le Grotte di Catullo che si trovano proprio sulla punta della penisola di Sirmione. Sono i ruderi di un'estesa villa romana edificata tra la fine del I sec a.C. e l'inizio del I sec. d.C. e chiamata "Grotte" perchĆØ, ai primi che visitarono le rovine nel Quattrocento, apparvero come cavitĆ naturali, in buona parte coperte di vegetazione. La villa fu attribuita a Valerio Catullo, poichĆØ dai versi di Catullo si sa che egli aveva una residenza a Sirmione, anche se non ci sono prove che si tratti proprio di questa villa. A Sirmione ci sono, inoltre, diverse spiagge, come il Lido delle Bionde (anche se devo dire che le spiagge piĆ¹ belle del lago non le ho viste qui ma sulle sponde centro-settentrionali) e molti luoghi legati a Maria Callas, come la sua villa o il Gran CaffĆ© Italia dove la 'Divina' prendeva l'aperitivo. Era proprio a Simione, infatti, che spesso passava le vacanze dopo il debutto al festival operistico dell'Arena di Verona.
E al castello ĆØ anche legata una leggenda che ha come protagonisti un giovane di nome Ebengardo e la sua innamorata Arice. Si narra che, durante una notte di tempesta, i due giovani consentirono a Elalberto, un cavaliere veneto, di ripararsi nel castello. Il ragazzo rimase profondamente colpito dalla bellezza di Arice e nella notte andĆ² nella sua camera per usarle violenza ma, dinnanzi alle grida della fanciulla, la pugnalĆ². Ebengardo, sentiti gli urli di spavento dell'amata, corse nella stanza e trovando Arice morta, per la rabbia, prese il pugnale di Elalberto e lo uccise. Secondo la leggenda, ancora oggi, nelle notti di tempesta, si vede l'anima di Ebengardo vagare per il castello alla ricerca di Arice.
Meritano una visita anche le Grotte di Catullo che si trovano proprio sulla punta della penisola di Sirmione. Sono i ruderi di un'estesa villa romana edificata tra la fine del I sec a.C. e l'inizio del I sec. d.C. e chiamata "Grotte" perchĆØ, ai primi che visitarono le rovine nel Quattrocento, apparvero come cavitĆ naturali, in buona parte coperte di vegetazione. La villa fu attribuita a Valerio Catullo, poichĆØ dai versi di Catullo si sa che egli aveva una residenza a Sirmione, anche se non ci sono prove che si tratti proprio di questa villa. A Sirmione ci sono, inoltre, diverse spiagge, come il Lido delle Bionde (anche se devo dire che le spiagge piĆ¹ belle del lago non le ho viste qui ma sulle sponde centro-settentrionali) e molti luoghi legati a Maria Callas, come la sua villa o il Gran CaffĆ© Italia dove la 'Divina' prendeva l'aperitivo. Era proprio a Simione, infatti, che spesso passava le vacanze dopo il debutto al festival operistico dell'Arena di Verona.
Sirmione
ĆØ anche un importante e molto frequentato centro termale grazie alla fonte calda che sgorga dal fondo del
lago e che viene incanalata e distribuita ai numerosi centri termali e agli
alberghi. Le acque sulfuree di Sirmione sono conosciute per la loro efficacia
nella cura di affezioni alle vie respiratorie, dei problemi all'apparato uditivo e per
malattie della pelle.
E, per concludere in bellezza, una giornata l'abbiamo dedicata a visitare la meravigliosa Verona. Dichiarata patrimonio dell'umanitĆ dall'UNESCO, ĆØ una cittĆ davvero splendida e ricchissima a livello architettonico, storico e artistico. La piazza piĆ¹ grande e famosa della cittĆ e luogo di incontro dei veronesi ĆØ Piazza BrĆ , la piazza in cui si trova il famoso Anfiteatro Romano, meglio conosciuto come "Arena".
Risale all’epoca dell’Imperatore Augusto, e, come
tutti gli Anfiteatri, ospitava gli spettacoli dei gladiatori. Oggi ĆØ un maestoso
palcoscenico di importanti rappresentazioni musicali. A noi ha regalato una splendida rappresentazione del Rigoletto: una cornice unica in cui la musica meravigliosa, la grandiositĆ dell'anfiteatro e il
cielo come soffitto hanno reso lo spettacolo magico ed emozionante.
Altra piazza fulcro della vita cittadina e piazza piĆ¹ antica di Verona ĆØ Piazza delle Erbe, che sorge dove un tempo si trovava il Foro Romano.
Altra piazza fulcro della vita cittadina e piazza piĆ¹ antica di Verona ĆØ Piazza delle Erbe, che sorge dove un tempo si trovava il Foro Romano.
La piazza ĆØ circondata da edifici storici e, al centro della piazza, si tiene un vivace mercato cittadino.
Dall'alto, in senso orario: Piazza delle Erbe, baccalĆ , artisti di strada, "pastisada de caval" (stufato di carne
equina).
Adiacente a Piazza delle Erbe c'ĆØ Piazza
dei Signori. Fin dalla sua nascita fu fulcro della vita politica e amministativa della cittĆ . E' una piazza raccolta, racchiusa tra edifici di grande importanza storica come il Palazzo del comune, il Palazzo di Cansignorio, la Chiesa di Santa Maria
Antica, il Palazzo del PodestĆ e la Loggia del Consiglio. Al centro c'ĆØ il Monumento a Dante (che per un periodo fu ospitato in un
palazzo che si affaccia sulla piazza).
Uscendo dalla Piazza incontriamo le Arche Scaligere, le monumentali tombe dei Signori della cittĆ .
E, pensando a Verona, forse la prima cosa che viene in mente ĆØ l'amore tragico tra Romeo e Giulietta che qui si ĆØ consumato nella celebre tragedia di Shakespeare. Tappa immancabile, quindi, ĆØ la Casa di Giulietta. Il palazzo, del XIII sec., fu di proprietĆ della famiglia Cappello, il cui stemma ĆØ scolpito sull’arco interno del cortile. La convinzione che lƬ fosse la casa di Giulietta ĆØ dovuta all'identificazione dei Cappello con i Capuleti. Nel 1905 il Comune di Verona acquistĆ² l'edificio e negli anni '30 Antonio Avena, il direttore dei musei cittadini, lo restaurĆ² trasformandolo nella dimora di Giulietta ricreando una scenografia medievale. Nel cortile ĆØ posta la statua in bronzo di Giulietta, opera dello scultore Nereo Costantini. Moltissimi innamorati negli anni hanno lasciato qui a Giulietta scritte e bigliettini con promesse d'amore; si dice, infatti, che questo gesto porti fortuna e felicitĆ alla coppia.
Uscendo dalla Piazza incontriamo le Arche Scaligere, le monumentali tombe dei Signori della cittĆ .
E, pensando a Verona, forse la prima cosa che viene in mente ĆØ l'amore tragico tra Romeo e Giulietta che qui si ĆØ consumato nella celebre tragedia di Shakespeare. Tappa immancabile, quindi, ĆØ la Casa di Giulietta. Il palazzo, del XIII sec., fu di proprietĆ della famiglia Cappello, il cui stemma ĆØ scolpito sull’arco interno del cortile. La convinzione che lƬ fosse la casa di Giulietta ĆØ dovuta all'identificazione dei Cappello con i Capuleti. Nel 1905 il Comune di Verona acquistĆ² l'edificio e negli anni '30 Antonio Avena, il direttore dei musei cittadini, lo restaurĆ² trasformandolo nella dimora di Giulietta ricreando una scenografia medievale. Nel cortile ĆØ posta la statua in bronzo di Giulietta, opera dello scultore Nereo Costantini. Moltissimi innamorati negli anni hanno lasciato qui a Giulietta scritte e bigliettini con promesse d'amore; si dice, infatti, che questo gesto porti fortuna e felicitĆ alla coppia.
Con le ali dell'amore ho volato oltre le mura, perchĆ© non si possono mettere limiti all'amore e ciĆ² che amor vuole amore osa. (Romeo: atto II, scena II)
Dall'alto, in senso orario: Piazza dei Signori, Arche Scaligere, Balcone e Casa di Giulietta,
Statua
situata fuori dal cortile d'accesso alla Tomba di Giulietta e raffigurante Liang e Zhu, due personaggi di una delle piĆ¹ famose leggende in Cina considerati i "Romeo e Giulietta d'Oriente"(la
statua ĆØ stata donata nel 2008 dal comune di Ningbo in Cina, dove ĆØ nata la
leggenda)
Da visitare anche il Duomo di Verona (Cattedrale
di Santa Maria Matricolare), nato sui resti di due chiese paleocristiane crollate per un terremoto nel 1117. Fu ricostruito in stile romanico e consacrato nel 1187.
E, ancora, Castelvecchio, che Cangrande II della Scala fece costruire a scopi difensivi. Il ponte Scaligero attiguo, invece, assicurava attraverso il fiume una via di fuga verso la campagna.
E, ancora, Castelvecchio, che Cangrande II della Scala fece costruire a scopi difensivi. Il ponte Scaligero attiguo, invece, assicurava attraverso il fiume una via di fuga verso la campagna.
E, infine, la Chiesa di San
Zeno Maggiore che custodisce il corpo del Santo. Secondo la leggenda, durante l'inondazione dell'Adige del 589, l'acqua si fermĆ² proprio davanti alla soglia di questa Chiesa risparmiando i fedeli.
Dall'alto, in senso orario: Piazza BrĆ , Teatro Romano, Basilica di SanZeno, Castelvecchio e Ponte Scaligero.
Crostatine con crema di pere e mirtilli
Ingredienti per la frolla vegan perfetta:
- 300 g di farina di riso
- 150 g di farina 00
- 120 g di acqua
- 80 g di zucchero integrale di canna (se non vi piace il suo sapore troppo forte, usate lo zucchero grezzo di canna)
- 130 g di olio di riso (da usare per avere un sapore piĆ¹ neutro ma meglio ancora l'olio extravergine d'oliva, se vi piace il sapore un po' piĆ¹ accentuato)
- Un cucchiaino e mezzo di bicarbonato
- Scorza grattugiata di 2 limoni
- Vaniglia
Ingredienti per la
crema di frutta:
- 7 pere non trattate con la buccia
- 100 g di mirtilli
- Una tazzina d’acqua
- Un cucchiaio raso di zucchero integrale di canna
- Scorza grattugiata di un limone
- Un cucchiaino di cannella
Per guarnire:
- Mirtilli q.b.
Preparare
la crema tagliando a pezzetti le pere e mettendole insieme agli altri ingredienti in una casseruola. Fare cuocere per 25-30
minuti circa o comunque finchĆØ le pere non si siano ammorbidite. A cottura ultimata frullare con il frullatore ad immersione.
Mentre cuoce la frutta, preparare la frolla sbattendo
l'olio con lo zucchero, la scorza grattugiata e la vaniglia. Aggiungere le
farine setacciate, il bicarbonato e l’acqua e
impastare fino ad ottenere un composto omoegeneo. Preriscaldare il forno a
180°. Stendere l'impasto negli stampini, coprire con carta forno e legumi secchi e cuocere in bianco per 25-30 minuti circa. Far raffreddare le crostatine, riempirle con la crema di frutta e guarnire con i mirtilli.
Lo sapevate che i mirtilli…
... erano
giĆ conosciuti dagli uomini preistorici, come dimostra il ritrovamento di numerosi
semi di mirtillo nero tra i resti palafitticoli? Nell’antichitĆ era considerato
simbolo di ospitalitĆ e veniva offerto, o tal quale o come bevanda, ai
viaggiatori. La raccolta dei frutti ĆØ regolamentata nelle varie
regioni e viene effettuata dai raccoglitori autorizzati utilizzando il “pettine”,
una specie di cassettino con lunghi denti metallici che staccano i
frutti dai rami. Grazie agli antociani del mirtillo, responsabili del colore viola, questo frutto viene anche utilizzato
come colorante naturale per alimenti con la sigla E 163. E, fin dalla preistoria, oltre all'uso alimentare, i mirtilli venivano impiegati come titnura. Venivano usati dagli
Ebrei per tingere di nero, dai Fenici per falsificare la piĆ¹ pregiata porpora e dai Galli per tingere di
viola gli abiti degli schiavi. Si sono trovate ricette per tinture a base di mirtillo nella piĆ¹ antica
raccolta di ricette tedesche, un codice del XIV secolo
proveniente dal monastero di Stams, in Tirolo. Successivamente, nei paesi mediterranei, l'utilizzo di questi frutti come colorante era rivolto piĆ¹ alla
tintura domestica di tessuti popolari di poco valore. Comunque, la tintura a base di mirtillo oltre a caratterizzare alcuni tessuti popolari delle nostre Alpi, ĆØ
stata tradizionale in Germania durante il Medioevo e il
Rinascimento, fino al XIX secolo, soprattutto nella
tintura dei tessuti stampati.
fonte: il Web