Un terremoto puĆ² scatenare una forza distruttiva che lascia silenzio e vuoto. Le parole si spengono e lasciano spazio ad immagini di distruzione e paura.
Stephen Littleword
Avrei un bel po' di ricette da pubblicare ma oggi proprio non mi va.... Non riesco a far finta di niente con tutto quello che sta succedendo a tante persone cosƬ vicine a me.... La terra che non vuole smettere di tremare, la continua paura, persone che non hanno piĆ¹ niente o altre ancora che non potranno mai piĆ¹ abbracciare qualcuno a loro caro.... E' sconvolgente pensare che spesso nella vita basta un solo piccolo attimo per stravolgere radicalmente un'intera esistenza!!!!! Quindi oggi mi limito a lasciare il mio pensiero di vicinanza alle tante persone che stanno vivendo questi terribili momenti, augurando loro di riuscire a trovare la forza e il coraggio necessari per superarli... Con la speranza anche che la terra si decida a concedere finalmente un po' di quiete....
Dopo aver trasformato in cupcake il tiramisĆ¹, questa volta ĆØ toccato a un altro classico della pasticceria.... la zuppa inglese.... Una soffice tortina inzuppata di Alchermes (io non ne ho messo molto perchĆØ ai miei suoceri non piacciono i dolci troppo alcolici e cosƬ i cupcakes non avevano il tipico colore rosso acceso dato dal liquore), una profumata crema pasticcera e una goduriosa ganache al cioccolato... Anche stavolta la foto non ĆØ venuta propriamente bene, perĆ² in compenso i cupcakes erano davvero deliziosi....
Zuppa Inglese Cupcakes
Ingredienti per 18 cupcakes:
- 250 g di farina
- 100 g di fecola di patate
- 3 uova
- 180 g di zucchero
- 50 g di burro morbido
- 200 ml di panna
- Una bustina di lievito per dolci
- Vaniglia
- Un pizzico di sale
Ingredienti per la ganache al cioccolato fondente:
- 400 g di panna
- 400 g di cioccolato fondente
- 2 cucchiai di zucchero
Ingredienti per la crema pasticcera:
- 500 ml di latte
- 120 g di zucchero
- 30 g di fecola di patate
- 20 g di farina
- 2 tuorli
- Vaniglia
Per completare:
- Una tazzina di alchermes
- 2-3 tazzine d'acqua
- Qualche savoiardo
Preriscaldare il forno a 180°. Sbattere bene il burro morbido con lo zucchero e il sale, aggiungere le uova e poi unire a piĆ¹ riprese la farina, la fecola, il lievito e la vaniglia setacciati insieme alternandoli alla panna. Continuare a sbattere finche il composto sarĆ omogeneo. Riempire per 2/3 dei pirottini disposti negli stampini per muffin, infornare e far cuocere per circa 20 minuti. Fare la prova con lo stuzzicadenti, se esce asciutto le tortine sono cotte. Intanto preparare la crema pasticcera come indicato qui e la ganache come spiegato qui. Una volta che i cupcakes, la crema e la ganache si saranno raffreddati, preparare la bagna mescolando acqua e alchermes in base al vostro gusto. Tagliare la calotta superiore dei cupcakes, bagnarli con la bagna, coprire la base con ciuffi di crema e mettere nuovamente sopra la calotta inzuppata di bagna. Con una sac Ć poche decorare la superficie dei cupcakes con la ganache e completare con un pezzo di savoiardo inzuppato nella bagna.
Con questa ricetta partecipo al contest "Sweet CupCake"
Con questa ricetta partecipo al contest "Sweet CupCake"
Lo sapevate che la zuppa inglese …
... ĆØ un antico dolce al cucchiaio che appare nella cucina della zona di Parma, Modena, Bologna, ForlƬ, Ferrara, Ravenna e Reggio Emilia nell'Ottocento? L'origine e l'etimologia del nome sono incerte. Alcune delle leggende sul nome affermano che essa in realtĆ sia stata inventata in terra francese durante la guerra dei cent'anni e, proprio per schernire il rivale inglese, fu nominata "Zuppa Inglese"; queste fonti non trovano alcuna conferma ma alcuni accenni su questa leggenda sono presenti in scritti dell'epoca. Questa ricetta perĆ² non ha riscontri nella cucina francese dell'epoca e quindi questa ipotesi sull'origine di questo dolce ĆØ da ritenere una leggenda. Le origini del dolce italiano si collocano piĆ¹ probabilmente nel 1500 presso la corte dei duchi d'Este quale rielaborazione di un dolce rinascimentale anglosassone, il trifle. I contatti commerciali e diplomatici con la casa reale inglese erano frequenti ed ĆØ probabile che sia stato proprio un diplomatico di ritorno da Londra a richiedere il trifle ai cuochi di corte. Lo stesso sarebbe accaduto anche in Toscana. Originalmente composto da pasta morbida lievitata, intrisa di vino dolce (infusi, poi madeira, porto o simile) arricchito di pezzetti di frutta o frutti di bosco e coperta da crema pasticcera e panna o crema di latte, double cream, il trifle sembra fosse un modo di recuperare gli avanzi dei ricchi pasti dell'epoca. Nei vari tentativi la ricetta venne rielaborata dapprima sostituendo la pasta lievitata all'inglese con una ciambella di uso comune nella zone: la bracciatella. La bracciatella veniva cotta in forma di ciambella e consumata con accompagnamento di vino dolce, cosƬ come si usava fare anche per altri dolci, come i cantucci. Seguendo la tesi rinascimentale, si puĆ² supporre che la creazione sia divenuta comune e che, nell'intento di portarla al rango di dolce gentilizio e non popolare come il suo cugino inglese, si sia provveduto ad ingentilirlo ulteriormente sostituendo la bracciatella con il Pan di spagna e la panna con la crema pasticcera. Col tempo questo trifle modificato prese poi il nome di "zuppa inglese". La presenza dei due liquori quali l'Alchermes ed il Rosolio supporta la tesi rinascimentale, dato che sono entrambi di origine medioevale. La preparazione, cosƬ come la conosciamo oggi, fa la sua comparsa nel modenese verso la prima metĆ del 1800. Leo Codacci, in "CiviltĆ della tavola contadina", afferma che la zuppa inglese sarebbe stata "inventata" da una donna di servizio di una famiglia inglese residente sulle colline di Fiesole che, abituata da generazioni a non sprecare niente di quanto restava sulla tavola, pensĆ² di riutilizzare gli "avanzi" dei biscotti, della crema pasticcera (detta anche inglese) e del budino di cioccolato. PoichĆ© i biscotti del giorno prima erano divenuti secchi, per ammorbidirli li inzuppĆ² con il vino dolce.
Oggi un ottimo risottino con i carciofi e la borragine che mi ha portato il mio papĆ dalla campagna.... Me ne ha presa una bella piantina che ora allieta le giornate delle altre piante e dei fiori che abbiamo sul balcone... Devo dire che finora ĆØ cresciuta tanto e la speranza ĆØ che non muoia visto che io e il mio fidanzato non abbiamo esattamente il pollice verde e sono poche le piante che da noi crescono rigogliose... E il mio fidanzato si ostina a portare a casa sempre nuove piante quando sappiamo giĆ che entrando a casa nostra il loro destino ĆØ segnato... Comunque, tornando alla ricetta di oggi.... ĆØ un semplice risotto ai carciofi che ho pensato di arricchire con un po' di foglie di borragine.... Intanto che erano cosƬ belle, meglio approfittarne... Non si sa mai....
Risotto ai Carciofi e Borragine
Ingredienti per 2 persone:
- 160 g di riso
- Mezza cipolla
- Uno spicchio d’aglio
- 2 carciofi
- Una manciata di foglie di borragine
- Una manciata di Parmigiano Reggiano grattugiato
- Brodo vegetale q.b.
- Olio extravergine d’oliva q.b.
In una padella rosolare la cipolla tritata e l’aglio spremuto con un filo d’olio evo. Aggiungere i carciofi privati delle foglie piĆ¹ esterne e tagliati finemente e poi aggiungere anche le foglie di borragine. Dopo qualche minuto unire il riso, farlo tostare e continuare la cottura aggiungendo quando necessario del brodo vegetale. A fine cottura, regolare di sale e mantecare con il Parmigiano grattugiato.
Lo sapevate che la borragine …
... si suppone provenga dall'Oriente ma ĆØ diffusa in gran parte dell'Europa e dell'America centrale, dove cresce in forma spontanea fino ai 1000 m s.l.m.? Viene coltivata in tutte le regioni temperate del mondo. L'etimologia del suo nome ĆØ incerta. Alcuni pensano derivi dall'arabo "abou" (cioĆØ padre) e da "rash" (cioĆØ sudore), ovvero "padre del sudore" per via delle sue proprietĆ sudorifere. Altri suppongono che derivi dal latino "borra" (tessuto di lana ruvida) per via dei peli che ricoprono tutta la pianta. Altri invece che derivi dal celtico "barrach" (cioĆØ uomo coraggioso), in quanto i guerrieri di questo antico popolo erano soliti bere il vino con la borragine prima di una battaglia in quanto credevano che desse coraggio. Nel corso dei secoli a questa pianta ĆØ stato attribuito un significato di allegria e forza e ne sono testimonianza le numerose tradizioni che l'accompagnano. Plinio addirittura diceva che era il famoso "Nepente" che Omero cita nel libro IV dell'Odissea che mescolata al vino dava allegria e oblio. Sir Francis Bacon ha scritto che era un rimedio per "combattere i fuligginosi vapori della polverosa malinconia". Anche la scuola salernitana la teneva in grande considerazione per le sue proprietĆ rilassanti "generatrici di buon sangue". Nel 1500 Mattioli (che pubblicĆ² il "Commentario di Dioscoride", un ampio trattato di botanica) la raccomandava per i collassi cardiaci e come calmante nei casi di febbre. Giuseppe Donzelli, medico napoletano, scrisse nel suo "Teatro farmaceutico" nel 1667 che l'acqua di borragine "ĆØ appropriata al cuore perchĆØ lo rallegra e lo corrobora. Toglie l'immaginazioni cattive, acuisce la memoria e la mente, e discaccia dal corpo tutti gli umori cattivi. E' utile ai melanconici e frenetici". Gli antichi Greci invece la usavano per curare i mal di testa da sbronza. Inoltre, era tradizionalmente usata per decorare le case per i matrimoni. Il nome gallese per la borragine ("llawenlys") significa, infatti, "erba della contentezza". Inoltre, i fiori, sono molto ricercati e apprezzati dalle api in quanto hanno un buon quantitativo di nettare. E' utile per le fragole perchĆØ ne stimola la crescita, e per le rose ed esercita la benefica funzione di tenere i bruchi alla larga dalle piante di pomodoro. A fine coltivazione la cenere ottenuta dalla combustione degli steli secchi fornisce, dato l'alto contenuto di minerali, un ottimo concime ecologico ed economico. Quest'erba, per le sue doti emollienti, ĆØ ottima per la cura delle pelli secche e sensibili: le foglie possono venir aggiunte all'acqua del bagno o lessate brevemente, sminuzzate e usate come impacco sulla pelle del viso.
In questi giorni ho avuto qualche problema con il computer e poco tempo per metterlo a posto, cosƬ le ricette che dovevo postare hanno dovuto attendere... Ricette con tante belle verdurine primaverili, anche se per via del tempo sembra di essere in autunno... E proprio una delle verdure primaverili secondo me piĆ¹ buone ĆØ protagonista della ricetta di oggi....ovvero gli asparagi... Questa ricetta l'ho preparata in tutti i modi possibili e immaginabili, con ogni combinazione di affettati e formaggi ed ĆØ sempre venuta ottima... La mia mamma ne fa una versione simile con prosciutto cotto e fontina o sottilette e la cuoce in padella invece che al forno.... La scorsa settimana ho voluto provare a farla con quello che avevo in casa, cioĆØ l'asparagina, un po' di speck e del Montasio... Forse piĆ¹ comoda la preparazione con l'asparago rispetto all'asparagina, ma deliziosa anche in questa versione....
Asparagi Gratinati con Speck e Montasio
Ingredienti:
- 250 g di asparagi (io ho usato l'asparagina)
- Montasio q.b.
- Speck (o prosciutto cotto o crudo o bresaola a piacere)
- Parmigiano Reggiano gattugiato q.b.
- Una noce di burro fuso
Cuocere a vapore gli asparagi interi lasciandoli al dente. Prendere 3 o 4 asparagi, avvolgerli con una fettina di Montasio e poi sopra mettere una fetta di speck e disporli in una pirofila. Continuare fino ad esaurimento degli asparagi e poi distribuire sopra gli asparagi il burro fuso e il Parmigiano Reggiano. Mettere in forno caldo a 180° finchĆØ il formaggio sarĆ sciolto e gli asparagi saranno ben gratinati.
Lo sapevate che il Montasio …
... ĆØ un formaggio italiano a Denominazione di Origine Protetta che appartiene alla grande famiglia dei formaggi alpini? E' un formaggio tipico friulano, a pasta cotta, semidura, ottenuto esclusivamente con latte bovino prodotto nella zona di produzione. Prende il suo nome dal celebre altopiano del Montasio e deve subire delle procedure rigide, indicate e fatte rispettare dal Consorzio, che ha sede a Codroipo (UD). Il Montasio nasce intorno al 1200 nelle vallate delle Alpi Giulie e Carniche ad opera dei frati Benedettini del convento di Moggio Udinese (sul versante nord del Montasio). Questa produzione trovĆ² ben presto una notevole diffusione nelle vallate di tutta la Carnia e nella Pianura Friulano-Veneta. I primi documenti che riportano la dicitura "Formaggio Montasio" sono i prezziari del 1775 della cittĆ di San Daniele che stabiliscono il prezzo del Montasio di molto superiore alla media degli altri formaggi. Da quel momento il Montasio ĆØ sempre stato presente in tutti i documenti mercantili dell'Italia nord-Orientale. Le caratteristiche organolettiche del Montasio sono diverse a seconda della stagionatura. Infatti, mangiato fresco, ha un sapore morbido e delicato che ricorda il latte da cui viene prodotto; se ĆØ mezzano ha sapore piĆ¹ deciso; stagionato, invece, assume gusti particolarmente aromatici con piccantezza non eccessiva, adatto ai consumatori che preferiscono gusti forti e decisi.
Ancora fragole… Questa volta usate per farcire un golosissimo rotolo alla panna… Ne ho fatti due per la Festa della Mamma, uno per la mia mamma e uno per mia suocera… E, anche se un po' in ritardo, ne approfitto per fare tanti auguri a tutte le mamme!!!!
Decidere di avere un figlio ĆØ una scelta radicale. E' decidere di avere per sempre il proprio cuore che cammina per il mondo, fuori dal proprio corpo.
Elizabeth Stone
Strawberry Roll
Ingredienti per la pasta biscotto:
- 5 uova
- 150 g di zucchero
- 100 g di farina
- 40 g di fecola
- Vaniglia
- Un pizzico di sale
Preriscaldare il forno a 180°. Sbattere le uova con lo zucchero e il sale finchĆØ il composto sarĆ gonfio e spumoso (ci vorranno una decina di minuti). Aggiungere a piĆ¹ riprese la farina, la fecola e la vaniglia setacciate insieme e mescolare delicatamente con un cucchiaio di legno dal basso verso l’alto facendo attenzione a non far smontare il composto. Versare l'impasto sulla placca del forno rivestita di carta forno, livellarlo bene e infornare per circa 13-15 minuti. A cottura ultimata, aiutandosi con la carta forno, avvolgere la pasta biscotto a formare il rotolo e lasciare raffreddare.
Per completare:
- 400 ml di panna montata e zuccherata con 110 g di zucchero a velo
- 400-500 g di fragole
- 5 cucchiai di zucchero
- Succo di un limone
Lavare le fragole, tagliarle a pezzettini (tenendone da parte qualcuna intera per la guarnizione), mescolarle con lo zucchero e il succo di limone e lasciarle riposare per almeno un'ora. Filtrare le fragole e usare il succo per bagnare la pasta biscotto. DopodichĆØ spalmare sopra la pasta biscotto un po' di panna e poi disporre le fragole a pezzetti. Arrotolare delicatamente il rotolo e poi tagliarne due fettine alle estremitĆ per livellarle. Spalmare il resto della panna montata sulla superficie del rotolo e decorare con le fragole messe da parte in precedenza.
Lo sapevate che la fragola…
... era consumata e apprezzata fin da tempi antichissimi? Da reperti archeologici dell'epoca Preistorica si sa che se ne cibavano giĆ le tribĆ¹ primitive. Nei poemi come nella Bibbia, nelle favole mitologiche e nei piĆ¹ antichi trattati di medicina e botanica si trovano elogi di questo frutto. Virgilio elogia la fragola in una sua celebre egloga in cui invita i golosi fanciulli a guardarsi dai serpenti nascosti nell'erba quando vanno nei boschi a raccogliere le "nascentia fragra". In epoca romana Plinio il Vecchio afferma che la fragola veniva chiamata 'fragrans' (cioĆØ fragrante) per via del suo intenso profumo. Oltre che a tavola, i Romani la utilizzavano nelle festivitĆ dedicate al dio Adone. La leggenda narra che quando Adone morƬ Venere pianse talmente tanto che le lacrime, una volta a terra, si trasformarono in piccoli cuori rossi: le fragole. Secondo leggende popolari piĆ¹ recenti ma che si perdono comunque nella notte dei tempi, la fragola protegge dal morso di vipere e serpenti. Per scongiurare il pericoloso veleno, si dice che si debbano raccogliere le foglie della piantina il giorno di San Giovanni. Chi avesse raccolto le foglie il 24 di giugno, le avesse fatte essiccare al sole e poi le avesse intrecciate per farne una cintura, di sicuro sarebbe stato tutelato da eventuali morsi, spesso letali, di vipere e serpenti. Nella storia sacra si parla spesso della fragola come alimento benefico e dono di Dio. Si sa che era cibo prediletto da San Giovanni Battista, convinto vegetariano, che si nutriva quasi esclusivamente di frutta, ma anche dall'austero San Francesco di Sales. La fragola ha avuto riconoscimenti da parte di medici, erboristi e naturalisti di ogni tempo. Plinio ne parla come di prezioso frutto del bosco da amare ed apprezzare; il grande Linneo, fondatore della moderna botanica, ma anche valente medico ed erborista, la definisce "bene di Dio", affermando che, secondo la sua diretta esperienza, la fragola ĆØ un otimo rimedio contro la gotta. Shakespeare, che ne era golosissimo, lo definisce "cibo da fate". Nonostante l'antica origine delle fragole, i tipi che si trovano oggi in commercio sono abbastanza recenti. Infatti, fino al 1400 l'unico tipo di fragola esistente era quella selvatica; sembra che i primi tentativi di coltivazione risalgano proprio a quel periodo in Inghilterra, paese dove il frutto selvatico era particolarmente diffuso. La fragola moderna ebbe origine in Francia nel 1766 come incrocio tra due qualitĆ selvatiche americane, la "Fragaria Virginiana" degli Stati Uniti orientali e la "Fragaria Chiloensis" della costa dei Pacifico. Il primo ibrido (la "Fragola Ananassa"), piĆ¹ grande e piĆ¹ gustoso delle due piante madri, venne in seguito ibridato e reibridato. Nel 1892 Thomas Laxton, un coltivatore inglese, produsse da questa specie la squisita "Royal Sovereign", ancora considerata la fragola dal sapore migliore.
Attualmente la produzione mondiale di fragole ĆØ di circa 2,5 milioni di tonnellate; l’Italia, con 130.000 tonnellate, ĆØ uno dei principali produttori.
Che meraviglia le fragole… sono il frutto che in assoluto preferisco, anche se amo molto praticamente tutta la frutta, soprattutto quella estiva… Questa ĆØ la prima ricetta di quest'anno con le fragole... Per riempire queste friabili tartellette ho fatto un "quasi" strawberry curd... quasi, perchĆØ ricorda il curd ma non ha le uova... Ne ĆØ risultata una crema fantastica, fresca e profumatissima.... Non vedo l'ora che queste piccole meraviglie rosse invadano con il loro delizioso profumo l'orto della mia nonna, ho giĆ un sacco di ricette in testa che voglio provare a fare!!!!!
Tartellette alla Crema di Fragole (senza uova)
Ingredienti per la pasta frolla delle sorelle Simili (per una quarantina circa di tartellette piccole):
- 600 g di farina 00
- 300 g di burro freddo
- 240 g di zucchero a velo
- 6 tuorli
- Un pizzico di sale
- Vaniglia (mia aggiunta)
- Scorza grattugiata di un limone (mia aggiunta)
Ingredienti per la crema di fragole:
- 650 g di fragole
- 350 g di zucchero
- 50 g di fecola di patate
- 20 g di farina
- 60 g di burro
- Scorza grattugiata di un limone
Per completare:
- Qualche fragola per guarnizione
Per prima cosa mescolare le fragole con lo zucchero e la scorza di limone e lasciare riposare almeno un'ora.
Preparare poi la frolla come indicato qui. Rivestire con la frolla degli stampini da tartellette e cuocere in bianco a 180° per circa 20 minuti.
Nel frattempo preparare la crema. Frullare il composto di fragole e zucchero e porre sul fuoco finchĆØ non bolle. A questo punto aggiungere poco per volta la farina e la fecola mescolando continuamente per evitare la formazione di grumi. Mettere nuovamente sul fuoco e far cuocere mescolando continuamente finchĆØ la crema non si sarĆ addensata. Unire anche il burro, farlo sciogliere e poi togliere dal fuoco.
Una volta che la crema e le tartellette si saranno raffreddate, riempire le tartellette con un po' di crema e completare con una fragola.
Con questa ricetta partecipo al contest "Colors & Food, what else?"
e al contest "Portami con te" in collaborazione con Enjoy
e al contest "Fragole a colazione"
e al contest "Portami con te" in collaborazione con Enjoy
e al contest "Fragole a colazione"
... anche se vengono considerate dei frutti dal punto di vista nutrizionale, non lo sono dal punto di vista botanico? In realtĆ i frutti veri e propri sono gli acheni, cioĆØ i semini gialli sulla superficie della fragola. La fragola viene considerata come un frutto aggregato perchĆ© ĆØ il ricettacolo ingrossato di un'infiorescenza, posizionata di norma su un apposito stelo. Una rara particolaritĆ delle fragole ĆØ quella di avere, a differenza degli altri frutti, i semi situati sulla superficie esterna e non interna. Il nome fragola deriva dal latino "fragrant", cioĆØ fragrante, per la sensazione gustativa che offre il frutto. Il profumo della fragola ĆØ composto di 300 sostanze, quello della ciliegia, invece, solo da due o tre.
Le fragole di bosco (Fragaria vesca) erano giĆ coltivate nel Medioevo, anche se la grandezza dei frutti era piuttosto modesta. I coltivatori cercarono invano d’influenzare le dimensioni delle fragole. Si narra che il Re sole mandasse i suoi uomini nei boschi a prendere piantine di fragole che venivano estirpate e successivamente pianatate nei giardini della reggia. CosƬ, quando il Re passeggiava nei giardini, ne poteva raccogliere i frutti. La nostra fragola da giardino deriva da numerosi incroci tra varietĆ a frutti grossi provenienti dal continente americano e che i marinai francesi portarono in Europa, all’inizio del XVIII secolo. Oggi si contano un migliaio di sottospecie di fragole al mondo.
La tosse non ci vuole proprio abbandonare e allora cosa c'ĆØ di meglio per la gola di un bel dolce fresco e cremoso? Come il tiramisĆ¹, ad esempio.... Uno dei dolci piĆ¹ buoni e semplici da preparare.... La ricetta di oggi non ĆØ quella del classico tiramisĆ¹, ma di una sua rivisitazione all'arancia... Io il tiramisĆ¹, sia in questa versione, sia in quella originale, lo faccio senza usare le uova perchĆØ preferisco non mangiare uova crude e, infatti, se mi viene offerto e non so se ĆØ stato preparato perlomeno pastorizzando le uova, pur adorando questo dolce, non lo mangio particolarmente volentieri e, se posso, evito proprio.... Con questa ricetta non sento assolutamente la mancanza delle uova visto che la crema ĆØ buonissima anche senza (anzi, secondo me di piĆ¹, visto che non mi piace per niente nĆØ il sapore nĆØ l'odore delle uova crude).... La foto non ĆØ venuta un granchĆØ e non rende giustizia alla bontĆ di questo dolce, ma vi assicuro che ĆØ davvero fantastico!!!! PiĆ¹ fresco e delicato della versione originale al caffĆØ!!!!
TiramisĆ¹ all’Arancia (senza uova crude)
Ingredienti:
- 250 g di mascarpone
- 200 ml di panna da montare
- 100 g di zucchero a velo
- Vaniglia
- Scorza di un’arancia grattugiata finemente
- Succo d’arancia zuccherato q.b.
- Cacao amaro q.b.
- Savoiardi q.b.
Montare la panna. A parte sbattere con le fruste il mascarpone con lo zucchero, la vaniglia e la scorza grattugiata. Incorporare a poco a poco la panna al mascarpone facendo attenzione a non farla smontare. In un contenitore (o in coppette singole) formare uno strato di savoiardi inzuppati nel succo d'arancia, disporre sui savoiardi uno strato di crema e spolverizzare con un po' di cacao. Continuare con strati di savoiardi, di crema e di cacao. Una volta terminato di preparare il dolce, metterlo in frigorifero per almeno un paio d'ore prima di servire.
Lo sapevate che il tiramisĆ¹ …
... ĆØ un dolce al cucchiaio di origini trevigiane a base di mascarpone, uova e savoiardi inzuppati nel caffĆØ? La ricetta del tiramisĆ¹ non compare nei libri di cucina prima degli anni sessanta e il dizionario della lingua italiana Sabatini Coletti ne fa risalire il nome al 1980. Questo fa ipotizzare che il tiramisĆ¹ come lo si conosce oggi sia un'invenzione moderna.
Il tiramisĆ¹ non trova grosse correlazioni con altri dolci ad eccezione di qualche affinitĆ con la Bavarese Lombarda per quanto riguarda la preparazione e la presenza di alcuni ingredienti come i savoiardi e i tuorli d’uovo (in questo caso perĆ² usati sodi e non crudi come nel tiramisĆ¹). Nella bavarese vengono utilizzati anche il burro ed il rosolio (o alchermes) ma non il mascarpone e il caffĆØ.
Nel 1981 Giuseppe Maffioli, esperto enogastronomo, nella rivista "Vin Veneto: rivista trimestrale di vino, grappa, gastronomia e varia umanitĆ del Veneto" fa risalire la creazione del tiramisĆ¹ verso la fine degli anni 60 ("poco piĆ¹ di due lustri or sono") nel ristorante “Alle Beccherie” di Treviso ad opera di un cuoco pasticciere che aveva lavorato in Germania, Roberto “Loly” Linguanotto. Il nome del dolce in veneto “tiramesĆ¹”, poi italianizzato in “tiramisĆ¹”, sarebbe dovuto alle sue proprietĆ energetiche, anche se per alcuni il nome deriverebbe invece dai suoi presunti effetti afrodisiaci. Il Maffioli collocava il tiramisĆ¹ tra i dolci al cucchiaio di stampo asburgico anche se, sostanzialmente, lo definiva come una variante della zuppa inglese. Il Linguanotto in un'intervista afferma che la prima ricetta deriverebbe dallo “sbatudin”, un composto di tuorlo d’uovo sbattuto con lo zucchero utilizzato comunemente dalle famiglie contadine come “ricostituente” a cui venne semplicemente aggiunto del mascarpone. La sua diffusione ĆØ stata poi rapida sia in Veneto che in tutta Italia. Una ricetta del tiramisĆ¹ si puĆ² trovare anche nel libro "I dolci del Veneto" di Giovanni Capnist del 1983, anche se il dolce non ĆØ indicato con il suo famoso nome.
Mannaggia a questo tempo matto!!!! E’ da una settimana che non riesco a scrollarmi di dosso il mal di gola e ora ci si ĆØ pure messa una fastidiosissima tosse.... e, a completare il quadro, una bella raucedine… faccio una fatica a parlare!!!! Allora decisamente meglio scrivere…. Magari questa bella ricettina a base di ravanelli... La mia nonna la scorsa settimana mi ha dato dei fantastici ravanelli e, appena li ho avuti tra le mani, pensando a come potevo prepararli, mi ĆØ venuto in mente che non li avevo mai mangiati in un risotto... e allora, con l'aggiunta di qualche acciuga e di un bel po' di Parmigiano, in un attimo era pronto questo ghiottismo risotto!!!!
Risotto ai Ravanelli e Acciughe
Ingredienti per 2 persone:
- 160 g di riso
- 2 spicchi d’aglio schiacciati
- 40 g di acciughe sott’olio
- 10-15 ravanelli
- Brodo vegetale q.b.
- Olio extravergine d’oliva q.b.
- Una manciata di Parmigiano Reggiano grattugiato
- Sale q.b.
In una padella rosolare l’aglio schiacciato e le acciughe spezzettate con un filo d’olio evo. Aggiungere i ravanelli tagliati a pezzetti non troppo piccoli (io ne ho lasciato da parte uno che ho tagliato a fettine e usato come decorazione e per dare un tocco di croccantezza al risotto) e poi il riso, farlo tostare per qualche minuto e continuare la cottura aggiungendo quando necessario del brodo vegetale. A fine cottura, regolare di sale e mantecare con il Parmigiano grattugiato. Ho decorato con fettine di ravanello e un pezzetto d'acciuga.
Lo sapevate che il ravanello …
...ĆØ una pianta la cui origine ĆØ ignota (forse deriva da qualche antica ibridazione)? E' conosciuta perĆ² da diversi millenni, come dimostrano alcuni ritrovamenti relativi a varie civiltĆ antiche della Grecia, della Cina e dell'Egitto. Da Plinio il Vecchio, scrittore latino, sappiamo che gli antichi coltivavano delle piante chiamate Raphanus che probabilmente sono ascrivibili al moderno genere Raphanus.
La pianta del ravanello puĆ² raggiungere l'altezza di un metro, ma a Giava esiste un ravanello serpente che raggiunge i 50 metri di lunghezza.
Ne esistono diverse varietĆ che hanno differenti colori, forme e sapori (tra esse, ad esempio, c'ĆØ il ravanello bianco, di colore bianco invece che rosso). Il ravanello ĆØ molto ricco di vitamina B, di vitamina C e di ferro. Ha proprietĆ diuretiche e depurative, stimolando l’attivitĆ del fegato e della cistifellea, ĆØ tonico respiratorio, sedativo e digestivo.
Giuro che per un po’ non mi sentirete piĆ¹ parlare di barbabietola.... Questa ĆØ l'ultima delle 3 ricette che ho realizzato per finire una confezione di barbabietola cotta a vapore che aveva aperto il mio fidanzato…. Con l'ultimo pezzo che era rimasto ho preparato dei buonissimi cookies a cui la barbabietola ha dato quel tocco di sapore in piĆ¹, oltre a regalare uno splendido colore rosa ai biscotti.... Li ho fatti belli ricchi di gocce di cioccolato perchĆØ trovo che il cioccolato si sposi benissimo con il gusto della barbabietola.... Dei biscotti belli colorati e soprattutto buonissimi....
Pink Cookies
Ingredienti per una teglia di biscotti:
- 170 g di farina
- 60 g di zucchero
- 65 g di barbabietola frullata con 25 g di acqua
- 65 g di burro
- 60 g di gocce di cioccolato fondente
- Vaniglia
- Un pizzico di sale
Preriscaldare il forno a 180°. Mescolare la farina con lo zucchero, il sale e la vaniglia. Aggiungere il burro e impastare, unire anche la barbabietola e le gocce di cioccolato e continuare a impastare fino ad ottenere un composto omogeneo. Formare i biscotti facendo delle palline, disponendole sulla teglia ben distanziate tra loro e schiacciandole poi con il fondo di un bicchiere. Infornare i biscotti e far cuocere per 15-20 minuti circa.
Lo sapevate che la barbabietola …
... attenua i processi infiammatori, specialmente quelli a carico dell'apparato digerente e aiuta a contrastare le malattie del fegato? E' utile per combattere la stitichezza e per rinforzare il sistema immunitario in quanto molto ricca di vitamina C. Contiene una sostanza detta Betaine che, in combinazione con l'acido folico, rinforza i vasi capillari e mantiene efficiente il sistema cardiocircolatorio. La barbabietola ha buone proprietĆ rinfrescanti e rimineralizzanti; le saponine e i sali minerali in essa presenti la rendono indicata per i convalescenti e gli anemici. Sempre grazie alle saponine che facilitano l'eliminazione dei grassi, la barbabietola ha anche proprietĆ depurative dell'organismo. Contiene anche antociani, appartenenti alla famiglia dei flavonoidi, che hanno ottime proprietĆ antiossidanti.
Studi condotti in Inghilterra hanno dimostrato che bere quotidianamente circa mezzo litro di succo di barbabietola al giorno diminuisce la pressione alta e l'ipertensione: giĆ dopo pochi giorni si avrebbe un evidente calo dell'ipertensione. Inoltre, un gruppo di scienziati greci ha ripubblicato sul prestigioso “International Journal of Cancer” una approfondita ricerca realizzata nel 1985 e riaggiornata nel 2006 con ulteriori casistiche da cui emergono interessanti proprietĆ della barbabietola per quanto riguarda la prevenzione del cancro al colon e al retto, in particolare negli uomini.